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Libia, gli USA: “Potrebbero essere 30.000 i civili morti”

La situazione in Libia resta drammatica. Mentre continuano gli scontri tra i ribelli e le forze di Gheddafi, gli Stati Uniti hanno annunciato che le vittime civili potrebbero essere 30.000.
A cura di Cristian Basile
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Dopo più di due mesi di scontri violenti tra i ribelli e le forze del regime di Mu'ammar Gheddafi e nonostante l'intervento della NATO, la situazione in Libia resta critica. Ad evidenziare ancora di più la drammaticità di quella che è diventata una sanguinosa guerra civile, ci sono i numeri dei civili morti. Il Governo degli Stati Uniti, pur specificando che è molto difficile calcolare il numero dei civili deceduti in Libia da quando Gheddafi ha lanciato la sua brutale campagna militare contro i ribelli, ha stimato che i morti potrebbero essere 30.000.

Il Dipartimento di Stato statunitense ha sottolineato in una nota ufficiale: "Continuiamo a ricevere informazioni da Tripoli e dall'ovest della Libia, che parlano di decine corpi ammassati sulle spiagge. Non potremo sapere il numero preciso delle vittime fino alla conclusione del conflitto". L'ambasciatore Usa a Tripoli, Gene Cretz, ha affermato che Gheddafi ed il suo regime "non hanno nessuna intenzione di cessare le violenza ed il bagno di sangue" in quanto continuano a commettere "atrocità" a Misurata ed in altre città dell'ovest, dove il colonnello sta cercando di bloccare le forniture di genere alimentare per costringere la popolazione ad arrendersi e ad abbandonare la resistenza.

Gli Stati Uniti, che ieri hanno confermato l'invio di aiuti ai ribelli, pur riconoscendo il Consiglio Nazionale di Transazione libico come "un ente politico degno di ricevere il nostro appoggio" non lo hanno ancora riconosciuto come l'interlocutore ufficiale della Libia, come invece hanno già fatto Italia, Francia e Qatar. Nel frattempo continua l'assedio di Gheddafi a Misurata, bombardata nella notte dall'artiglieria del regime provocando  la morte di almeno sette persone. La situazione umanitaria nella città si aggrava di giorno in giorno e scontri violenti sono in corso anche a ovest, verso il confine con la Tunisia, dove molte case sono state colpite dai razzi del regime.

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