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Covid 19

“L’Europa si prepari alla seconda ondata di Covid”: l’allarme del Centro per il controllo malattie

Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), lancia l’allarme per una seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus nei paesi dell’Ue: “Non è più una teoria lontana. La domanda principale che dovremmo porci è quanto sarà grande. Non voglio essere catastrofica, ma realistica: non possiamo rilassarci adesso”.
A cura di Ida Artiaco
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"L'Europa dovrebbe prepararsi alla seconda ondata di Coronavirus, che non è più una teoria lontana. La domanda principale che dovremmo porci è quanto sarà grande". A parlare è Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), che in una lunga intervista al quotidiano inglese The Guardian ha fatto il punto della situazione dell'emergenza Covid-19 nei paesi dell'Ue, senza peli sulla lingua. Ex consulente del governo tedesco e alla guida del Centro dal 2017, la Ammon ha sottolineato che "osservando le sue caratteristiche e ciò che ora emerge dai diversi paesi in termini di immunità della popolazione, un dato che non è poi così eccitante, tra il 2% e il 14%, e che lascia ancora il ​​90% della popolazione suscettibile, il nuovo virus è ancora intorno a noi, circola molto più di gennaio e febbraio. Non voglio essere catastrofica, ma penso che dobbiamo essere realistici e che soprattutto non è il momento di rilassarsi completamente".

Secondo l'Ecdc, dal 2 maggio, l'Europa nel suo insieme ha superato il picco di infezioni da Coronavirus. Solo la Polonia non era tecnicamente arrivata a quel livello a quella data. Ragion per cui la maggior parte dei governi ha cominciato ad allentare gradualmente le misure restrittive imposte per il contenimento del contagio, lasciandosi tuttavia alle spalle quasi 160mila morti in tutto il Vecchio Continente, stando al bollettino aggiornato a mercoledì 20 maggio, e più di un milione e 200mila casi. Ma Ammon, proprio per questo, vuole mettere in guardia rispetto a una possibile seconda ondata dell'epidemia se non si rispetteranno le regole per evitare che si registrino nuovi casi, in particolare il distanziamento sociale. "Dobbiamo cambiare il nostro stile di vita – ha insistito -. Le persone pensano che questo incubo sia finito, soprattutto ora che i dati sono in diminuzione, ma non è così. Lo scorso 26 gennaio abbiamo consigliato ai governi nazionali di aggiornare i propri piani sanitari perché da Wuhan stava arrivando il virus. Ma credo che abbiano sottovalutato la velocità di trasmissione del virus stesso".

Sotto accusa, per Ammon, sono le vacanze bianche di inizio marzo tra Italia e Austria, che hanno favorito il contagio in Europa. "Abbiamo notato che i primi casi nell'Ue avevano un legame con le località sciistiche delle Alpi, in Italia, in Austria. Voglio dire, le stazioni sciistiche sono luoghi affollati, si pensi alle cabine di risalita che sono davvero stipate. Una situazione perfetta per un virus come questo. Sono abbastanza sicura che questo abbia contribuito all'ampia diffusione in Europa". La direttrice è convinta che le indagini ancora in corso confermeranno che proprio il ritorno dei vacanzieri da quelle gite sulla neve ha rappresentato un momento cruciale nella diffusione di Covid-19. La battaglia contro il Coronavirus, dunque, durerà ancora a lungo. "Non so se sarà per sempre – ha concluso Ammon -, ma non credo che andrà via molto rapidamente. Sembra adattarsi molto bene agli umani. L'unica cosa che possiamo fare è mantenere le distanze interpersonali a questo punto".

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