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L’allarme dell’Oxfam: “Dopo i bombardamenti a Gaza mancano acqua, elettricità e ospedali”

Dopo gli undici giorni di bombardamenti israeliani a Gaza sono rimaste solo macerie: la popolazione palestinese vive senza acqua pulita, elettricità, strutture sanitarie e ospedali. Oxfam lancia l’allarme mentre soccorre i civili con kit igienico-sanitari e aiuti economici. In una condizione già drammatica, il Covid continua a diffondersi tra la popolazione.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Credit Faty Hanona Oxfam
Credit Faty Hanona Oxfam

A Gaza manca tutto, acqua pulita, elettricità, strutture sanitarie, ospedali. Gli undici giorni di bombardamenti incessanti da parte di Israele hanno lasciato solo macerie nella Striscia, con la popolazione civile costretta a vivere senza i servizi più basilari. L'allarme viene lanciato dall'Oxfam, che si trova sul territorio per soccorrere gli abitanti con kit igienico-sanitari e aiuti economici, e racchiude numeri impietosi: 400mila persone sono senza acqua, perché le reti idroelettriche sono distrutte e l'unico impianto di desalinizzazione è chiuso. È un problema acuito dall'ultimo conflitto armato, perché già prima dei bombardamenti il consumo medio giornaliero di acqua era fermo a 88 litri procapite, al di sotto della soglia di 100 litri fissata dall'Oms come fornitura minima per far fronte ai bisogni di base.

Il racconto degli abitanti di Gaza, che vivono senza acqua e senza elettricità

La situazione, a Gaza, è drammatica. I bombardamenti israeliani hanno ucciso 248 persone, distrutto 258 edifici e devastato i servizi pubblici essenziali. "Al momento stiamo andando avanti con sole 4 ore di energia elettrica al giorno – racconta all'Oxfam Amal, che vive nel nord di Gaza – Questo ci impedisce di poter contare anche su quell’ora al giorno in cui sarebbe disponibile l’acqua corrente, perché senza elettricità non possiamo pomparla fino al serbatoio che abbiamo sul tetto di casa. Per raccogliere quel poco d’acqua che ci permette di sopravvivere, restiamo in giro tutta la notte con dei secchi". Gaza "dipende dal carburante per produrre elettricità e rifornirsi di acqua, con l’interruzione degli approvvigionamenti, centinaia di migliaia di persone sono costrette in condizioni igienico-sanitarie spaventose", spiega Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. Nel frattempo ci sono 3.600 pescatori che non possono accedere alla zona di pesca, chiusa da Israele, mentre circa 100mila palestinesi sono rimasti sfollati e ora cercano di tornare a casa.

Ospedali distrutti e contagi da Covid: la crisi sanitaria in Palestina

La questione dell'acqua pulita si collega anche all'emergenza sanitaria: "È cruciale anche per prevenire l’ulteriore diffusione dei contagi da Covid-19 – continua Pezzati – durante una fase così critica della gestione della pandemia, in un contesto dove di certo la popolazione non verrà immunizzata con i vaccini in tempi rapidi". Con i bombardamenti israeliani sei ospedali e altre undici strutture sanitarie sono state gravemente danneggiate, tra cui l’unico laboratorio di analisi per i casi di Covid. Tra Gaza e la Cisgiordania si sono registrati, ad oggi, 330mila casi di coronavirus, con più di 3.700 vittime.

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