Lacrimogeni contro i migranti al confine tra Grecia e Turchia: scambio di accuse tra Atene e Ankara

Le frontiere dalla Turchia verso l'Europa sono aperte e Ankara non intende più fermare i 135.844 i migranti che dalle zone interne del Paese si stanno spostando verso il confine con la Grecia per cercare di entrare nell'Ue. Il dato è stato comunicato su Twitter dal ministro dell'Interno turco Suleyman Soylu. Ieri lo stesso ministro aveva parlato di 130mila persone. Atene ha confermato finora 24mila tentativi illegali di attraversamento, che sono stati respinti. E la situazione potrebbe peggiorare nelle prossime settimane. Oggi il presidente del Consiglio europeo Charles Michel incontrerà il presidente Recep Tayyip Erdogan ad Ankara, mentre l'alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell e il commissario per la Gestione delle crisi Janez Lenarcic avranno colloqui con il vice presidente, President Fuat Oktay.
"L'Unione europea e la comunità internazionale più in generale dovrebbero concentrare i loro sforzi sulla Siria e non sulla Grecia, per cercare di risolvere la questione migratoria e alleviare le sofferenze dei profughi". È questo l'appello lanciato su Twitter dal portavoce della presidenza turca, Fahrettin Altun. ‘‘Noi abbiamo mobilitato la nostra economia nazionale e le risorse militari, e la Ue è ancora solo concentrata sui migranti in Europa!", ha scritto Altun, chiedendo all'Europa e alla comunità internazionale di impegnarsi per alleggerire la sofferenza umanitaria all'interno della Siria.
"La comunità internazionale deve concentrare i suoi sforzi sulla Siria, non sulla Grecia!", ha scritto ancora il funzionario. Ma l'Europa sta cercando di aiutare la Grecia perché viene vista come la nuova frontiera da rafforzare per evitare "l'invasione" dei rifugiati, ha aggiunto il funzionario.
Perché Erdogan minaccia l'Ue
Con l'accordo siglato nel 2016 la Commissione Ue ha promesso 6 miliardi (in tre anni) a Erdogan per trattenere i 3,7milioni di profughi siriani all'interno dei confini turchi e chiudere così la "rotta balcanica". Il patto ha sostanzialmente funzionato, e il flusso di migranti negli ultimi tre anni è diminuito, passando da circa un milione di persone arrivate fra il 2015 e l’inizio del 2016 a 159mila arrivi dal 2017 al 2019.
Lo scorso 27 febbrario Erdogan ha però annunciato di aver aperto le frontiere, probabilmente perché la Turchia ha bisogno di aiuto in Siria, e pretende adesso maggiori quantità di denaro dall'Ue: poco prima dell'apertura della frontiera 36 soldati turchi erano stati uccisi vicino a Idlib, l'unica zona della Siria ancora sotto il controllo dei ribelli, dove Ankara è impegnata nello sforzo di fermare l'avanzata del regime siriano (e degli alleati della Siria, i russi), nel tentativo di mantenere lì un avamposto anti-curdi. I turchi a Idlib hanno soprattutto l'esigenza di contenere i tre milioni di abitanti della città, impedendo che i ribelli scappino in Turchia. Anche per questo Ankara aveva chiesto un aiuto di tipo militare alla NATO, aiuto che non gli è stato accordato.
Lacrimogeni contro i migranti, scambio d'accuse tra Grecia e Turchia
La polizia greca avrebbe aperto il fuoco contro civili al confini turco, dove sono ammassate migliaia di persone che cercano di entrare nell'Ue, nei pressi del valico di Pazarkule. Il bilancio è di un morto e cinque feriti. Il migrante deceduto sarebbe morto dopo essere stato colpito al petto. A riportare la notizia dell'attacco è stato l'inviato sul posto della Cnn turca. I feriti sono stati poi caricati su ambulanze e portati presso ospedali turchi.
Ankara ha accusato Atene di maltrattare i profughi: "La Grecia tratta i migranti in modo orribile e poi incolpa la Turchia", ha detto il direttore delle comunicazioni della presidenza turca, Fahrettin Altun. "Questo è il tipo di doppio standard e di ipocrisia a cui ci siamo abituati nel corso degli anni", ha scritto Altun. "Il paese che ha appena sospeso la protezione temporanea e lancia gas lacrimogeni contro i migranti non ha alcuna autorità morale per parlare", ha aggiunto il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
"Oggi ogni Paese europeo che cerca di rimandare indietro i rifugiati a cui ha chiuso i confini, picchiandoli e affondando le loro barche, viola la Dichiarazione universale dei diritti umani. La Grecia affonda i gommoni lasciando morire i bambini a bordo", è l'accusa del presidente turco Erdogan.
Atene, da parte sua, nega di aver sparato contro i migranti al confine greco-turco. "La parte turca crea e diffonde fake news contro la Grecia. Oggi hanno creato un'altra di queste falsità, con migranti feriti e un morto presumibilmente per fuoco greco. Lo smentisco categoricamente", ha detto su Twitter il portavoce del governo greco, Stelios Petsas. E invece ha puntato il dito contro il governo di Ankara, sostenendo che la polizia turca ha sparato gas lacrimogeni al confine e contro le guardie di frontiera, diffondendo dei video a sostegno della sua affermazione.
A Lesbo situazione al collasso
Nel frattempo i campi di accoglienza di Lesbo, dove un bambino è morto lunedì durante il tentativo di sbarco di un gruppo di migranti, sono al collasso, denuncia la Caritas Grecia. Da quando la Turchia ha annunciato che l'apertura delle frontiere verso la Grecia, oltre 900 migranti hanno raggiunto le isole greche. "In questi campi continuano gli arrivi via mare dei migranti dalla vicina Turchia. I turchi preparano le barche su cui far salire tutta questa povera gente per poi portarla verso le nostre isole. Gli scafisti fanno sbarcare i migranti non appena sono a circa 50-100 metri dalle nostre coste lasciandoli in mezzo al mare. In questo modo rischiano di morire. Non possiamo abbandonarli".
"In questi centri fino a un paio di mesi fa i migranti erano un quinto di quelli che ci sono adesso, arrivati a circa 25mila. Lesbo ha una capacità di accoglienza pari a 3000 unità. Così migliaia di persone vivono nei pressi dei campi, alloggiati in tende e rifugi di fortuna in pessime condizioni. Moltissime sono donne e bambini".
"I rifugiati – ha denunciato la Chiesa greca – si scontrano da un lato con le Forze greche che cercano di impedire loro l'ingresso nel nostro Paese e dall'altro con quelle turche che invece li spingono, anche con la forza, ad entrare dopo averli portati gratuitamente in treno, bus e taxi a ridosso dei nostri confini. Vivono in condizioni disperate, dormono all'aperto e non hanno nessun aiuto".