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La vittoria del panettiere dopo lo sciopero della fame: il suo assistente non sarà espulso

Laye era arrivato in Francia da minorenne non accompagnato e qui stava cercando di costruirsi una vita. Un fornaio lo aveva assunto come assistente quando ancora non aveva 18 anni e lo ha formato per un anno e mezzo. Nonostante questo, però, per le autorità i suoi documenti non erano validi e a diciotto anni compiuti avrebbe dovuto fare ritorno in Guinea. Il fornaio ha dunque iniziato uno sciopero della fame per protesta.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Laye ha i documenti in regola e può riprendere a lavorare da martedì. L'annuncio ha riscaldato il cuore della Francia: ha vinto il suo datore di lavoro, un fornaio che aveva iniziato lo sciopero della fame per impedire che il suo assistente, arrivato dalla Guinea come minore non accompagnato, fosse rimpatriato con i diciotto anni compiuti. Stéphane Ravacley ha annunciato il lieto fine dopo un incontro in prefettura: aveva accolto Laye con un contratto da apprendista e aveva iniziato 10 giorni fa uno sciopero della fame per protestare contro la sua espulsione. Martedì era stato ricoverato.

"Sono solo un panettiere – aveva detto Ravacley durante il suo sciopero secondo quanto riporta Corriere della Sera – ma alcune cose mi sembrano incomprensibili. Molti ragazzi dopo l'apprendistato vanno via, mentre Laye ha lavorato bene e tra noi è andato tutto bene. Ogni mattina si sveglia alle 3 per venire al forno. Ha imparato il francese e vuole continuare. Lui è un bravo ragazzo ed è volenteroso, perché rimandarlo a soffrire nel suo Paese quando qui fa un lavoro che gli piace?". Lo sciopero della fame ha ispirato tanti cittadini: da Besançon sono andati nella panetteria a decine per firmare la petizione e oltre 230mila francesi hanno firmato l'appello online al presidente della Repubblica Emmanuel Macron. L'appello è stato firmato da diversi personaggi pubblici: Omar Sy, interprete della serie ispirata a Arsenio Lupin, la scrittrice Leila Slimani e il filosofo Edgar Morin.

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Il fornaio ha formato l'apprendista per un anno e mezzo, prendendolo sotto la sua ala quando era minorenne. Secondo le autorità, Laye non aveva fornito documenti adeguati per continuare la sua vita in Francia, ma il datore di lavoro si era fermamente opposto alla possibilità che il ragazzo venisse espulso, dichiarando di averlo cresciuto e di poter garantire per lui. Lo Stato, però, non aveva voluto sentire ragioni.

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