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La tragedia di Fatima, morta sugli scogli alla frontiera di Ceuta perché non c’era un bagno

Fatima Bushra, una 48enne marocchina madre di cinque figli è caduta mentre cercava di espletare all’aperto i propri bisogni fisiologici dopo aver atteso per ore in fila alla frontiera per portare le merci in spalla nell’enclave spagnola di Ceuta. “Se ci fossero stati dei bagni pubblici, Fatima non sarebbe morta” denunciano le associazioni umanitarie.
A cura di Antonio Palma
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È caduta battendo la testa sugli scogli mentre cercava di espletare all'aperto i propri bisogni fisiologici dopo aver atteso per ore in fila alla frontiera. Così è morta nei giorni scorsi Fatima Bushra, una 48enne marocchina madre di cinque figli per sfamare i quali era diventata una sorta di carretto umano trasportando merci in spalla dal Paese nordafricano all'enclave spagnola di Ceuta. La tragedia venerdì scorso quando la donna ferma da quasi 48 ore ala frontiera, è salita  sulla barriera di scogli  ed è caduta. Un incidente che ha sollevato le proteste delle organizzazioni che da tempo si battono per denunciare quanto avviene alla frontiera marocchina dove migliaia di donne come Fatima vengono fatte attendere in disparte per ore e giorni all'aperto e senza alcun servizio mentre i turisti vengono accolti dal varco ufficiale .

 "Se ci fossero stati dei miserabili bagni pubblici, Fatima non sarebbe morta" ha denunciato l'Associazione per i diritti umani dell'Andalusia accusando le autorità marocchine ma anche quelle spagnole che si disinteressano completamente del problema nonostante conoscano benissimo il fenomeno delle "donne portatrici", spesso mamme che trasportano chi e chili di merce in spalla. "È assolutamente indegno che non ci siano servizi igienici pubblici, acqua potabile o aree ombreggiate per le oltre duemila persone che attraversano il confine ogni giorno" hanno aggiunto dal'associazione  umanitaria ricordando che son già nove i morti registrati dall'apertura del passaggio pedonale di El Tarajal,

"Questi decessi si sarebbero potuto evitare" se le autorità di Madrid e Rabat "fossero disposti a mettere in atto una gestione delle frontiere che rispetti i diritti umani",  hanno sottolineato dall'organizzazione, concludendo: "Non considerano prioritario occuparsi del fattore umano delle persone che trasportano merci e su cui sono sostenuti gli oltre 400 milioni di euro di benefici annuali per Ceuta, ma si concentrano solo sul controllo dei flussi migratori".

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