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La blogger tunisina Emna Chargui condannata a 6 mesi di carcere: aveva scherzato sul Corano

La giovane blogger tunisina Emna Chargui aveva condiviso su Facebook un ironico versetto del Corano sul Coronavirus: è stata condannata a sei mesi di carcere perché considerata responsabile di “istigazione all’odio religioso”. “Sono davvero spaventata perché non avevo cattive intenzioni”, aveva detto in una intervista.
A cura di Susanna Picone
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Una blogger in Tunisia è stata condannata a sei mesi di carcere dopo aver condiviso un post satirico sul Coronavirus scritto sotto forma di un versetto del Corano. Si tratta di Emna Charqui, 28 anni, che è stata arrestata a maggio dopo aver condiviso su Facebook un’ironica “Sura Corona”, per parlare del virus con il linguaggio e la grafica del libro sacro all’islam. Il testo sottolineava che “non ci sono differenze fra re e schiavi” e invita a “seguire la scienza e non la tradizione”. La blogger subito dopo aver condiviso quel post ha iniziato a ricevere insulti, minacce di stupro e di morte. Giorni dopo è stata convocata dalla polizia e poi i giudici di Tunisi hanno parlato della sua vicenda facendo riferimento ad accuse come “incitamento all’odio fra le religioni e le razze” e “attentato ai buoni costumi”.

Decine di attivisti per i diritti umani si sono radunati davanti al tribunale per sostenere la giovane blogger – Nei mesi scorsi la decisione di mandare a processo Emna Chargui aveva suscitato lo sdegno e le critiche delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Gli attivisti hanno organizzato sit-in davanti al tribunale e in tanti hanno ricondiviso il testo sotto accusa in segno di supporto per la libera espressione del pensiero. Anche Amnesty International ha difeso la blogger tunisina, purtroppo senza riuscire a evitare la condanna. Ora Emna Charqui presenterà appello. “Sono davvero spaventata perché non avevo cattive intenzioni – aveva detto Chargui in una intervista – non pensavo che un'azione del genere potesse raggiungere una tale dimensione e portare a delle minacce. Non ho alcuna protezione, sono arrivata al punto di temere per la mia vita. La mia vita è cambiata. Non ho più un futuro in Tunisia, non sono al sicuro”.

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