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Karadzic condannato allʼergastolo: le lacrime delle madri di Srebrenica dopo la sentenza

Le madri di Srebrenica che a Potocari hanno seguito il pronunciamento della sentenza dei giudici dell’Aja hanno salutato con soddisfazione ed emozione la condanna all’ergastolo di Radovan Karadzic: sono uscite per strada e si sono abbracciate con le lacrime agli occhi. Il leader serbo-bosniaco era stato condannato in primo grado a 40 anni di reclusione.
A cura di Susanna Picone
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Le madri di Srebrenica, che a Potocari, il cimitero-memoriale alle porte della cittadina martire, hanno seguito la sentenza dei giudici che hanno condannato all'ergastolo Radovan Karadzic, hanno salutato con soddisfazione e grande emozione la sentenza: sono uscite per strada e si sono abbracciate con le lacrime agli occhi. La sentenza odierna di appello è quella definitiva per l’ex leader serbo-bosniaco che era ricorso in appello contro la precedente condanna a 40 anni. Il tribunale ha aumentato la pena per i crimini commessi, tra cui appunto il genocidio di Srebrenica. Karadzic ha ascoltato imperturbabile la sentenza con la quale i giudici del tribunale dell’Aja lo hanno condannato all’ergastolo. L'annuncio della condanna è stata salutata con applausi dai circa 300 rappresentanti della comunità accademica di Sarajevo che seguivano la diretta dall'Aja nel palazzo della Biblioteca Nazionale di Sarajevo.

In appello avevano fatto ricorso Karadzic ma anche la procura, che ha ottenuto quindi la condanna più severa. L’Aja ha confermato le accuse a Karadzic per il genocidio di Srebrenica, l’assedio e i bombardamenti su Sarajevo, i crimini e le atrocità compiute negli anni della guerra in Bosnia (1992-1995), ma ha ribadito, come nella precedente sentenza, che l’ex leader politico dei serbi di Bosnia non è responsabile di “genocidio” in altri sette Comuni bosniaci.

Radovan Karadzic – che fu arrestato a Belgrado nel 2008 al termine di una lunga latitanza condotta sotto falso nome – è stato condannato per l’assedio di Sarajevo – bombardata e presa di mira dai cecchini negli anni delle devastazioni in Bosnia Erzegovina, tra il 1992 e il 1995 – per crimini di guerra e crimini contro l’umanità compiuti nelle aree sotto il suo controllo politico. In particolare per i fatti di Srebrenica, dove nel luglio del 1995 oltre ottomila bosniaci musulmani, in gran parte ragazzi e uomini, furono massacrati dall'esercito repubblicano guidato dal generale Ratko Mladic.

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