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Julian Assange e il caso Wikileaks

Julian Assange, via libera all’estradizione negli Usa da parte della Gran Bretagna

La notizia è giunta ad Assange nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh dove si trova rinchiuso ormai da tre anni dopo l’arresto per un mandato di cattura Usa.
A cura di Antonio Palma
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Julian Assange deve essere estradato in Usa, è questa la decisione del governo inglese che era chiamato all'importante scelta per le sorti del fondatore di WikiLeaks. La decisione finale del caso reca la firma della ministra degli Interni britannica Priti Patel chiamata a uno dei provvedimenti più delicati della sua carriera tra le pesanti pressioni degli Stati Uniti a favore dell'estradizione e le proteste dell'opinione pubblica locale e mondiale a favore di Assange.

La notizia è giunta ad Assange nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh dove si trova rinchiuso ormai da tre anni dopo l'arresto per un mandato di cattura internazionale emesso dagli Stati Uniti ma senza essere stato condannato per alcun crimine.

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Il caso è arrivato sulla scrivania del ministro Patel dopo che, nell'aprile scorso, i giudici della Westiminster Magistrates Court di Londra hanno dato l’ok all’estradizione negli Usa del giornalista, rigettando il ricorso presentato dal suo team legale, l'ultimo di una vicenda personale e legale che dura ormai da lunghissimo tempo. Assange infatti è stato fermato e messo in custodia dopo sette anni trascorsi nell'ambasciata ecuadoriana, in cerca di asilo politico.

Il fondatore di WikiLeaks è stato accusato dagli Stati Uniti di aver diffuso documenti riservati sulle forze armate statunitensi in Iraq e Afghanistan e divulgato informazioni sensibili per la difesa nazionale nel suo tentativo di denunciare i crimini commessi dalle forze americane durante la guerra nei due Paesi. In Usa Julian Assange rischia fino a 175 anni di carcere dopo un processo per il reato di spionaggio ai sensi dell'Espionage Act. La pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere tramite la piattaforma online Wikileaks documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan.

Un portavoce del Ministero dell'Interno  britannico ha dichiarato: “In base all'Extradition Act 2003, il Segretario di Stato deve firmare un ordine di estradizione se non ci sono motivi per vietare l'ordine. Le richieste di estradizione vengono inviate al ministro dell'Interno solo quando un giudice decide che può procedere dopo aver considerato vari aspetti del caso. Il 17 giugno, a seguito dell'esame sia della magistratura che dell'alta corte, è stata ordinata l'estradizione del sig. Julian Assange negli Stati Uniti. Il sig. Assange conserva il normale diritto di ricorso entro 14 giorni. In questo caso, i tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto che sarebbe stato un atto oppressivo, ingiusto o un abuso di processo estradare il signor Assange. Né hanno ritenuto che l'estradizione sarebbe incompatibile con i suoi diritti umani, compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione, e che mentre si trova negli Stati Uniti sarà trattato in modo appropriato, anche in relazione alla sua salute".

Parole che però aprono alla possibilità di un nuovo appello da parte dei legali del co-fondatore di WikiLeaks. Il team legale di Assange vuole ingaggiare una nuova battaglia legale nei tribunali. È probabile che si concentri sul diritto alla libertà di espressione e sul fatto che la richiesta di estradizione sia motivata politicamente e se sia stata accertata la promessa di non giustiziarlo.

Prima della decisione di Priti Patel, centinaia di persone si sono radunate davanti al ministero dell'Interno britannico per protestare contro l' estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange negli Stati Uniti. Assange ha il sostegno di tutte le organizzazioni che si battono per la libertà di espressione, da Reporter senza frontiere ad Amnesty International i cui attivisti si so radunati oggi anche nei pressi dell'ambasciata del Regno Unito a Roma. "Che stati come il Regno Unito diano il via libera all'estradizione di  persone per la pubblicazione di informazioni riservate che sono nell'interesse pubblico costituisce un pericoloso precedente e deve essere respinto" ha dichiarato Julia Hall di Amnesty International.

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