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Julian Assange e il caso Wikileaks

Julian Assange, sì del giudice all’ordine di espatrio negli Usa: manca l’ok del governo inglese

La Westiminster Magistrates Court di Londra ha dato l’ok all’estradizione negli Usa del giornalista fondatore di Wikileaks Julian Assange. Manca ora l’ok della ministra degli Interni Priti Patel.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il rischio di estradizione per Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, si fa sempre più concreto. Il giornalista rischia fino a 175 anni di carcere negli Stati Uniti dove potrebbe essere processato per spionaggio ai sensi dell'Espionage Act. Assange era detenuto nel carcere di Londra che ha però acconsentito all'espatrio. Dopo il ricorso del team legale, la Westiminster Magistrates Court di Londra ha emesso l'ordine formale di estradizione negli Usa per il giornalista durante l'udienza di oggi. Assange ha assistito in videocollegamento dal carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Salvo un ricorso dell'ultimo minuto presso l'Alta Corte, ora la ministra degli Interni Priti Patel dovrà dare il suo via libera finale al trasferimento del fondatore di Wikileaks negli Usa. Assange è stato accusato di aver diffuso documenti riservati sui crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan.

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Il giornalista potrebbe essere trasferito negli Usa qualora Priti Patel decidesse di dare il suo benestare entro 28 giorni per l'espatrio. Per decidere le sorti del giornalista sono bastati solo 7 minuti di processo con sentenza del giudice Paul Goldspring che ha rinviato la decisione finale alla ministra. L'ok all'estradizione appare scontato se si pensa ai rapporti che intercorrono tra Londra e gli Stati Uniti. Improbabile, quindi, che la ministra Patel possa fare marcia indietro in nome dei diritti umani. I legali di Assange potranno comunque ricorrere all'Alta corte di Londra, ma le probabilità di successo sono ridotte al minimo dopo l'iter legale di anni.  Il caso del giornalista fondatore di Wikileaks ha suscitato negli anni le proteste di molti attivisti che chiedono di non acconsentire all'estradizione, sostenendo che la stessa vita di Assange possa essere in pericolo.

Amnesty International: "Gravi violazioni dei diritti umani"

“Il Regno Unito è obbligato a non trasferire alcuna persona in un luogo in cui la sua vita o la sua salute sarebbero in pericolo. Il governo di Londra non deve venir meno a questa responsabilità. Gli Usa hanno palesemente dichiarato che cambieranno le condizioni di detenzione di Assange quando lo riterranno opportuno. Questa ammissione rischia fortemente di procurare ad Assange danni irreversibili al suo benessere fisico e psicologico”, ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International. “L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle”, ha aggiunto Callamard. “Anzitutto, le accuse nei confronti di Assange non avrebbero mai dovuto essere presentate. Ma non è troppo tardi perché le autorità statunitensi sistemino le cose e ritirino le accuse”, ha sottolineato la Segretaria generale di Amnesty. “Nel frattempo, data la natura politicamente motivata di questo caso e le sue gravi implicazioni per la libertà d’espressione, il Regno Unito dovrebbe evitare di rappresentare gli interessi degli Usa in ogni sviluppo successivo”.

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