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In Egitto aumenta la censura del governo militare: bloccate le licenze tv

Il governo militare al potere in Egitto ha bloccato le licenze per la concessione di nuove stazioni televisive satellitari private, misura inizialmente vista dai rivoluzionari come un ritorno alla libertà di espressione; il governo si è giustificato affermando che si tratta di una misura temporanea, senza però precisare la fine di questo blocco.
A cura di Simona Saviano
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Manifestante egiziano mostra una bandiera insanguinata

I militari al potere in Egitto hanno bloccato le autorizzazioni delle licenze per le nuove stazioni televisive private. Gli attivisti egiziani hanno sentito questa manovra come un ritorno alla censura operato dal precedente governo dittatoriale di Hosni Mubarak.

Secondo Gamal Eid, avvocato per i diritti umani in Egitto, con la decisione presa negli ultimi giorni il governo militare è in grado di esercitare (seppur momentaneamente) dei poteri illegali, tali da controllare eventuali critiche che i media egiziani operano (o avrebbero potuto operare) al fine di informare la popolazione circa le prossime elezioni parlamentari di novembre: l’attuale censura vorrebbe coprire gli oppositori dell’attuale governo militare che, secondo alcuni, sostiene favorevolmente gruppi islamisti ed ex alleati di Mubarak, sempre attivi sul campo. Il ministro egiziano delle Comunicazioni Osama Heikal ha giustificato la decisione spiegando che quest'ultima è assolutamente necessaria per regolare l'attuale condizione dei media nel paese, definita caotica e potenzialmente in grado di incitare alla violenza. Nel timore quindi di una tale eventualità, il governo provvisorio si è giustificato affermando che si tratta di una misura temporanea, senza precisare la fine di questo blocco, senza contare che ci sono attualmente un numero imprecisato di stazioni in attesa di licenza; secondo alcune fonti dopo la rivoluzione di gennaio in Egitto sono state registrate otto nuove stazioni satellitari e sono 11 quelle attualmente in attesa di autorizzazione.

L'OSCURAMENTO DEI MEDIA IN EGITTO – All'oscuramento dei media in Egitto si aggiunge la nuova autorità, nominata dal Ministero della comunicazione egiziano, che ha l'obiettivo di intraprendere azioni legali nei confronti delle stazioni satellitari che incitano alla sedizione e alla violenza; i governanti tuttavia sottolineano retoricamente il proprio rispetto "la libertà dei media e della stampa, a patto che non vengano violati la moralità sociale e i principi nazionali". Riportando le affermazioni dell'avvocato Eid: "tutto questo è contrario a quello che ci aspettavamo e di cui abbiamo bisogno. Non è diverso dalle decisioni prese da Mubarak: cosa vuol dire sedizione? È una questione di religione o si tratta di qualsiasi forma di critica considerata sediziosa? Secondo me si tratta di qualsiasi voce critica nei confronti del lavoro del consiglio militare al potere". 

Giovani Egiziani

In questa settimana il governo ha anche informato che la terza udienza del processo all’ex presidente Hosni Mubarak non sarà trasmessa come le precedenti due in diretta tv; è stato proibito ai giornalisti di riportare o pubblicare le testimonianze di Hussein Tantawi, capo del Consiglio delle forze armate al potere e di altri quattro ufficiali che saranno ascoltati in questa fase del processo. I trasgressori di questo divieto potrebbero essere puniti fino a tre anni di carcere. Nel processo che lo vede imputato, l’ex rais Mubarak rischia la pena di morte per la complicità nell'uccisione dei manifestanti a piazza Tahrir.

E’ stata convocata per oggi 9 settembre una manifestazione nella piazza Tahrir, divenuta il simbolo della rivoluzione che ha portato alla caduta del rais. Secondo il quotidiano Al-Ahram la manifestazione si svolgerà all'insegna dello slogan “correggere il cammino” con lo scopo chiedere al Consiglio Supremo delle Forze Armate di mettere fine ai processi militari e chiedere al provvisorio premier Essam Sharaf una data precisa per il passaggio dei poteri dai militari al governo di civili (questione ancora molto vaga), la cancellazione della legge anti-scioperi, l'emendamento della legge elettorale e il miglioramento delle condizioni di sicurezza. La manifestazione definita il "venerdì del ritorno sulla buona strada” è sostenuta in dalla "Coalizione dei Giovani della Rivoluzione", rete militante molto attiva su internet con il sostegno di importanti personalità come Mohamed El Baradei, ex alto funzionario internazionale e premio Nobel per la pace.

manifestanti egiziani

QUALI SONO I RISULTATI DELLA RIVOLUZIONE? – La primavera araba si scontra con un'amara realtà: dopo tante promesse di aiutare la transizione, sia la Tunisia che l’Egitto sono rimasti delusi dall’atteggiamento dei governi occidentali. Le rivolte hanno aggravato la crisi economica e la sofferenza degli strati più poveri della popolazione si è fatta più acuta. Le casse del governo egiziano sono state aiutate dalla donazione di 500 milioni di dollari erogati dagli altri Stati arabi, principalmente dalle monarchie del Golfo (i quali potrebbero avere come fine quello di sostenere i gruppi quali i Fratelli Musulmani e movimenti islamici in genere presenti nel paese): gli Stati Uniti hanno da sempre fornito aiuti per un paio di miliardi di dollari l'anno, e con la caduta di Mubarak appaiono oggi esitanti a causa dell’incertezza e del rischio paese. Dopo la primavera araba l’Egitto è piombato nell'inverno economico.

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