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In Bolivia hanno vinto gli indigeni: l’autostrada amazzonica non ci sarà

Dopo gli ultimi giorni di forte tensione, il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato la sua decisione di sospendere il progetto autostradale contro il quale, da circa un mese, protestavano i nativi.
A cura di Nadia Vitali
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Erano partiti in centinaia da Trinidad, capoluogo del dipartimento di Beni nel nord est della Bolivia, alla metà di agosto: tutti nativi americani che si opponevano al progetto di una strada lunga oltre 300 chilometri che avrebbe unito la città di Villa Tunari, nella regione di Cochabamba, a San Ignacio de Moxos, passando attraverso un'area abitata da circa 50000 persone, divise in 16 comunità di autoctoni, e, soprattutto, attraverso il Parco Nazionale Isiboro Secure, nel centro del paese, già dichiarato Territorio Indigeno.

Il tempo stimato per la marcia era orientativamente di un mese, ma quando domenica mancavano solo 250 chilometri alla tappa di arrivo, ovvero la capitale La Paz, i manifestanti si sono dovuti arrestare bruscamente, trovandosi a fronteggiare la polizia con tanto di tenuta antisommossa. La motivazione ufficiale offerta dal Governo per giustificare tale schieramento contro una dimostrazione pacifica, è stata che la cittadina di Yucumo, a nord est della capitale, sarebbe stata bloccata da centinaia di manifestanti favorevoli all'autostrada: compito delle forze dell'ordine era evitare eventuali scontri e garantire la sicurezza.

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Cionondimeno, unanime è arrivata la condanna da parte dei manifestanti, proprio da quel mondo indigeno che era stato fondamentale all'elezione del presidente, considerato il primo leader politico indigeno a guidare la Bolivia. Evo Morales, tuttavia, ha subito cercato di mediare, facendo un passo indietro e rassicurando i nativi; ha definito "imperdonabile" l'azione di repressione violenta della polizia, proponendo la creazione di una commissione d'inchiesta per i fatti di domenica, dai quali declina ogni responsabilità.

Le dimissioni del Ministro della Difesa Cecilia Chacon sono state la conseguenza dei lanci di lacrimogeni e delle violenze che, secondo voci che tuttavia dovranno essere confermate perché per il momento non hanno alcun riscontro, avrebbero addirittura portato al decesso di diverse persone. Ma,almeno per il momento, nonostante tutto, i nativi sembrerebbero averla spuntata: la strada non si farà, ha dichiarato il Presidente Morales, quanto meno non prima di una consultazione popolare; e democratica, quindi. (fonte Ggr.rai) 

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