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I 25 anni dell’Erasmus: quando l’esperienza all’estero è la porta d’accesso per il lavoro

Il programma Erasmus spegne 25 candeline, già 3 milioni di studenti ne hanno approfittato. Una delle intuizioni più riuscite a livello europeo, soprattutto dal punto di vista occupazione. Un’opportunità per tanti giovani, ora più che mai.
A cura di Biagio Chiariello
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«Se è vero che studiare all'estero, lontano dalle proprie famiglie e da sicurezze cementate nel tempo, rappresenta una sfida e insieme una prova di maturità per gli studenti, è anche vero che si tratta di un'opportunità di crescita e miglioramento per le nostre istituzioni universitarie. I vantaggi si vedranno nell’arco di pochissimi anni». Ha ragione il Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo nel commentare i 25 anni del progetto Erasmus. Del resto, si sa che un'esperienza di studio all'estero come quella offerta dal programma di mobilità studentesca vale più di ogni 110 e lode. Ora più che mai.

Era il 1987 quando l'Unione Europea istituì questa speciale occasione di scambio e crescita personale. Quell'anno furono appena tremiladuecento gli studenti che si avventurarono all’estero. Da allora tre milioni di ragazzi hanno beneficiato dell' European Region Action Scheme for the Mobility of University Students. All'inizio erano solo 11 i Paesi europei convenzionati. Oggi sono 33, con i 27 stati membri dell’UE, a cui si aggiungono Croazia, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia.

Erasmus: solo feste e divertimenti? Errato

In occasione dei festeggiamenti della scorsa settimana, con tanto di cerimonia ufficiale celebrata significativamente a Bruxelles dal Commissario europeo responsabile per l'Istruzione e la cultura, Androulla Vassiliou, è stato ribadito come l'Erasmus si sia confermato una delle intuizioni più riuscite dell'UE, in particolare per i fini occupazionali che il progetto garantisce. Questi venticinque anni sono serviti anche per far sì che l'Erasmus si scrollasse di dosso gli appellativi meramente ludici ed evasivi, per acquisire quelli di esperienza imprescindibile per un curriculum che si rispetti.

L’impatto “enorme” dell’Erasmus anche per l’economia europea è stato sottolineato dal presidente della Commissione Josè Manuel Durao Barroso, il quale ha fatto notare come il progetto «dà ai giovani la fiducia e la capacità di lavorare in altri paesi in cui magari ci sono i posti giusti che li aspettano, invece di restare intrappolati nella dimensione geografica del lavoro». E gli studenti questo lo sanno. Altrimenti non si spiegherebbe perché nel solo anno accademico 2011/2012, più di 250.000 studenti hanno scelto l' Erasmus. Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e pure l’Italia, i Paesi più gettonati. L’obiettivo è ora di arrivare a 5 milioni di persone che possano dire “ho fatto l’Erasmus”.

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