Gli autori dell’attentato di Bondi Beach si erano addestrati per mesi: usata “bomba a pallina da tennis”

Avevano studiato il luogo, si erano addestrati all’uso delle armi e avevano lasciato tracce di una radicalizzazione maturata nel tempo. I nuovi documenti giudiziari resi pubblici in Australia ricostruiscono le fasi che hanno preceduto l’attacco al festival ebraico di Hanukkah a Bondi Beach, avvenuto otto giorni fa e costato la vita a 15 persone.
Secondo gli atti dell’inchiesta, padre e figlio – Sajid Akram e Naveed Akram – avrebbero pianificato l’azione per mesi. Sajid è stato ucciso dalla polizia durante l’attacco; Naveed, 24 anni, ferito gravemente all’addome, è stato dimesso dall’ospedale e trasferito in carcere. Deve rispondere di decine di reati, tra cui 15 capi d’accusa per omicidio.
Le indagini delineano una preparazione accurata. Le telecamere di sorveglianza mostrerebbero i due a Bondi Beach già di notte, due giorni prima dell’attacco, intenti a effettuare sopralluoghi nella stessa area da cui avrebbero poi aperto il fuoco sulla folla. Altre immagini li ritrarrebbero mentre lasciano un alloggio preso in affitto nel sobborgo di Campsie, a Sydney, poche ore prima della strage, con oggetti ingombranti avvolti in coperte.

Nel veicolo, secondo la polizia, c’erano tre armi da fuoco, bandiere del sedicente Stato Islamico e diversi ordigni esplosivi artigianali. All’inizio dell’attacco sarebbero stati lanciati quattro esplosivi – tra cui una cosiddetta “bomba a pallina da tennis” – che però non sono detonati. Gli artificieri li hanno comunque giudicati funzionanti. Un quinto ordigno è stato rinvenuto successivamente nell’auto.
Un altro tassello chiave riguarda l’addestramento. Gli investigatori sostengono di aver trovato un video, girato in ottobre in un’area rurale del Nuovo Galles del Sud, che mostrerebbe padre e figlio impegnati in esercitazioni con armi da fuoco, mentre sparano con fucili e si muovono in modo coordinato. Un’ulteriore registrazione, sempre risalente a ottobre, li riprenderebbe seduti davanti a una bandiera dello Stato islamico mentre spiegano le motivazioni dell’attacco e condannano gli “atti dei sionisti”. In uno dei filmati Naveed reciterebbe anche un passo del Corano in arabo.
Per gli inquirenti, si tratta della conferma di una motivazione riconducibile a un’ideologia estremista violenta. “L’attacco è stato pianificato in modo meticoloso”, si legge nei documenti depositati in tribunale.
Nei giorni scorsi era stato imposto un ordine di riservatezza per tutelare l’identità dei sopravvissuti, poi revocato dopo un ricorso delle testate giornalistiche: la maggior parte dei nomi resta comunque oscurata. Intanto il procedimento giudiziario prosegue senza la presenza in aula di Naveed Akram, ancora in fase di recupero dopo le ferite riportate. L’inchiesta, però, continua a ricostruire nel dettaglio una scia di preparativi che, secondo la polizia, conduce dritta alla strage di Bondi Beach.