Germanwings, la fidanzata di una vittima: “Non posso dare la colpa al co-pilota”

Tra le 150 persone che erano a bordo dell’Airbus A320 della Germanwings che si è schiantato lo scorso marzo sulle Alpi francesi c’era anche un ragazzo britannico di nome Paul Bramley. Il giovane aveva 28 anni e studiava turismo al Ceasar Ritz College a Lucerna, in Svizzera. Avrebbe dovuto iniziare uno stage il primo aprile: dopo essere andato a Barcellona per incontrare alcuni amici stava andando in Inghilterra dove si sarebbe incontrato con la famiglia. Ma la sua vita, insieme a quella di altre 149 persone, si è spezzata quando Andreas Lubitz, il co-pilota tedesco di quel volo Germanwings, ha deciso di suicidarsi facendo cadere l’aereo sulle montagne in Francia. Le scatole nere ritrovate sul luogo della tragedia hanno stabilito come sono andate le cose e cioè che Lubitz – una persona depressa che aveva nascosto un certificato medico che gli impediva di lavorare il giorno dell’incidente – volontariamente ha fatto cadere l’aereo. Ma secondo la fidanzata del giovane britannico morto nello schianto non è possibile dare la colpa di quanto accaduto al co-pilota.
Anneli Tiirik, 23 anni, ha spiegato al Sunday People perché non si può odiare o dare la colpa a una persona malata per quanto accaduto: “Invece di dare la colpa a dei malati dovremmo concentrarci su come cambiare il sistema che permette a tali persone di trovarsi in posizioni di potere”. La ragazza, che aveva una relazione con la vittima da quattro anni, ha parlato dei maggiori controlli che una compagnia aerea dovrebbe fare, come ad esempio le scansioni cerebrali, per evitare simili disastri in futuro. La giovane ha parlato anche dei familiari di Andreas Lubitz: “Non riesco a immaginare come possano sentirsi i cari del co-pilota. Sono molto dispiaciuta per loro anche perché non è possibile aiutare chi non vuole essere aiutato”.