Francia, la procura apre inchiesta su Kick dopo la morte dello streamer Jean Pormanove in diretta

La procura francese ha aperto un’inchiesta sulla piattaforma di streaming australiana Kick dopo la tragica morte di Jean Pormanove, noto streamer francese, avvenuta in diretta, al termine di dodici giorni di umiliazioni e maltrattamenti filmati e trasmessi online. L’indagine, coordinata dalla procuratrice di Parigi Laure Beccuau, mira a chiarire se Kick abbia consapevolmente diffuso contenuti che ledono l’integrità personale, in un caso che ha scosso la comunità digitale e sollevato interrogativi etici profondi.
Raphael Graven, 46 anni, ex soldato e popolare star dei social con oltre un milione di follower, era conosciuto online con il nome Jean Pormanove. Nei suoi spettacoli in diretta veniva schiaffeggiato, colpito, sputato e spruzzato con acqua dai suoi presunti “amici”, mentre migliaia di utenti assistevano alle scene. Graven aveva sempre sostenuto che si trattasse di un gioco consensuale, guadagnando circa 6.000 euro al mese dai video caricati sulla piattaforma, ma la tragedia ha mostrato i rischi estremi di una spettacolarizzazione della sofferenza che va oltre il semplice intrattenimento.
Il corpo di Graven è stato trovato il 18 agosto nello studio in cui registrava i suoi contenuti, un locale al primo piano in un’area industriale a Drap, vicino a Nizza, tra un rivenditore di materiali edili e un’agenzia di corrieri.
Durante i dodici giorni di umiliazione, erano presenti due colleghi streamer, Owen Cenazandotti, 26 anni, noto come Narutovie, e Safine Hamadi, 23 anni. Entrambi erano stati interrogati in passato in relazione a precedenti accuse di maltrattamenti ma senza incriminazioni, mentre l’autopsia ha escluso il coinvolgimento di terzi, indicando come causa più probabile problemi medici o tossicologici.
La vicenda ha scatenato un acceso dibattito sul cosiddetto “trash streaming”, fenomeno in cui la sofferenza altrui diventa intrattenimento e fonte di guadagno. La ministra francese per il digitale, Clara Chappaz, ha denunciato la piattaforma per negligenza, definendo la violenza mostrata “orrifica” e sottolineando l’urgenza di regolamentare contenuti potenzialmente pericolosi.
Media come Le Monde hanno richiamato l’attenzione sull’aspetto morale e psicologico della vicenda, evidenziando quanto la spettacolarizzazione della sofferenza possa diventare redditizia e pericolosa. La morte di Jean Pormanove rappresenta un tragico monito sui confini labili tra intrattenimento e abuso, tra mondo reale e virtuale, e sulla responsabilità di chi ospita contenuti capaci di produrre conseguenze drammatiche.