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Estradato in Italia Antonino Vadalà: su di lui indagava giornalista ucciso in Slovacchia

L’imprenditore italiano era al centro delle inchieste del giornalista Jan Kuciak, ucciso in patria nel febbraio scorso. Vadalà era stato arrestato per traffico di droga su richiesta italiana.
A cura di Antonio Palma
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L'imprenditore  italiano Antonino Vadalà, sui cui affari stava indagando il reporter slovacco Jan  Kuciak prima di essere ucciso in patria, sarà estradato in Italia nei prossimi giorni. Lo ha comunicato oggi  Milan Filicko, il portavoce dell'ufficio del procuratore di Kosice che si sta occupando del caso. Secondo la comunicazione, l'estradizione è stata concessa dalle autorità locali su richiesta dei giudici italiani  per reati di droga contestati all'uomo e non connessi all'omicidio. Lo riferisce l'agenzia di stampa ceca Ctk, secondo la quale Vadalà avrebbe acconsentito all'estradizione senza fare ricorso. Una scelta che dovrebbe velocizzate la procedura e portare al viaggio di Mandalà in Italia entro dieci giorni.

Vadalà era stato fermato in Slovacchia la prima volta con altre persone proprio in connessione all'omicidio di Kuciak e della compagna ma liberato subito dopo. Era finito nuovamente in manette poi nel marzo scorso proprio su mandato di cattura internazionale emesso dal tribunale di Venezia per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio e da allora è sottoposto al regime di custodia cautelare nel Paese. Vadalà, secondo gli inquirenti, si occupava di gestire i traffici esteri e di organizzare le coperture finanziarie per un grosso traffico di droga  gestito da un’organizzazione italiana con base a Venezia e legata alla ‘Ndrangheta.

Proprio su un’inchiesta sui presunti legami e affari tra persone vicine alla ‘ndrangheta in Slovacchia e membri della politica locale stava lavorando Jan Kuciak quando è stato assassinato nella sua abitazione lo scorso 25 febbraio insieme alla fidanzata Martina. Per il duplice omicidio il primo  marzo erano stati arrestati dalla polizia locale sette uomini che secondo le autorità slovacche facevano parte di una famiglia mafiosa. Tra questi c'erano anche Antonino Vadalà, imprenditore  proprietario di diverse aziende con sede in Slovacchia al centro di vari reportage del giornalista. Tutti poi erano stati rilasciati.

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