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Egitto, rilasciato dopo 10 mesi di carcere per un like del 2012 su Facebook

Per dieci mesi Waled Youssef, un cittadino egiziano di 45 anni emigrato in Australia 20 anni fa, è rimasto in carcere a causa di un “mi piace” su Facebook messo 8 anni fa. Arrestato al Cairo lo scorso gennaio, secondo fonti di stampa australiana l’uomo è stato rilasciato dopo le pressioni che il governo di Canberra ha esercitato sull’Egitto.
A cura di Susanna Picone
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Un uomo è stato rilasciato dopo dieci mesi di carcere scontati per un “like” messo su Facebook nel 2012. La storia di Waled Youssef arriva dall’Egitto. A quanto ricostruito, Waled Youssef – cittadino egiziano di 45 anni emigrato in Australia 20 anni fa e con cittadinanza australiana – era stato arrestato nel gennaio scorso al Cairo mentre si trovava in Egitto per una breve visita alla famiglia. Secondo fonti della stampa australiana, il 45enne è stato ora rilasciato ed è potuto rientrare dopo le pressioni che il governo di Canberra aveva esercitato sul Cairo. Un tribunale egiziano ha ordinato la sua scarcerazione il 14 ottobre e le accuse sono state ritirate. È stato rilasciato 12 giorni dopo ed è stato costretto ad aspettare settimane per un volo di ritorno in Australia.

A gennaio Youssef era a casa di alcuni parenti al Cairo quando agenti di polizia si erano presentati alla porta per portarlo via. Il tribunale aveva poi confermato l'accusa di "adesione a gruppo politico non autorizzato”. Il motivo? Avrebbe messo un "mi piace" al post di un candidato alle presidenziali del 2012. Secondo la ricostruzione del Sidney Morning Herald, Youssef sarebbe stato notato dalla polizia mentre passeggiava a piazza Tahrir. Cercando informazioni sul suo conto, le forze di sicurezza avrebbero trovato il profilo Facebook dell'uomo e il presunto "like" al post del candidato alle presidenziali.

Prelevato dalla polizia, Youssef era stato quindi trasferito nel carcere di massima sicurezza di Tora, un istituto penitenziario dove sono reclusi diversi attivisti, intellettuali e difensori dei diritti umani, tra i quali anche Patrick Zaki. "Non mi sarei mai aspettato che il viaggio per rivedere la mia famiglia mi avrebbe portato a Tora. Sono stati dieci mesi terribili. Voglio solo riprendermi da questa orrenda esperienza”, ha dichiarato ai media australiani Waled Youssef. I suoi avvocati, Jennifer Robinson e Clare Duffy, hanno sostenuto che il loro assistito "non avrebbe dovuto spendere un solo giorno dietro le sbarre" e che "la sua detenzione è stata ingiustificata e illegale". Hanno anche denunciato il rischio che Youssef ha corso a trascorrere il periodo della pandemia da coronavirus in carcere a Tora, dove era rinchiuso in una cella con altre 12 persone, senza poter rispettare le distanze di sicurezza.

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