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Opinioni

Cosa succede dopo la vittoria a metà dei Popolari alle elezioni spagnole

Il risultato delle elezioni spagnole è lo stallo. Merito di Sanchez, che è riuscito a invertire l’inerzia e a realizzare una rimonta che sembrava impossibile. E adesso lo spettro di nuove elezioni è sempre più vicino.
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I popolari hanno vinto, ma è come se avessero perso.
I socialisti hanno perso, ma è come se avessero vinto.

Si dovesse definire in due righe la pazza notte elettorale spagnola del 23 di luglio si deve necessariamente partire da qua. Dalla grande affermazione di Antonio Nunez Feijoo e del Partido Popular, che cresce di 47 seggi, ma che si ferma a 136, lontano dai 150 a cui era accreditato alla vigilia dai sondaggi più benevoli. Quelli che avrebbero permesso ai popolari di andare al governo, magari con l’appoggio esterno dei 33 parlamentari di Vox. Niente da fare.

E il grande merito di questa vittoria mutilata di Feijoo è da attribuire quasi interamente al premier uscente Pedro Sanchez che si è dimesso dopo le disastrose elezioni regionali, fiutando il pericolo di essere logorato al governo, e che ha recuperato dai 6 agli 8 punti di distacco dai popolari nel giro di poche settimane.

Il resto l’ha fatto la tenuta di Sumar, la lista unitaria della sinistra guidata dalla ministra del lavoro Yolanda Diaz, che è riuscita a non perdere troppi seggi rispetto al boom di Podemos di quattro anni fa. E il crollo dell'estrema destra di Vox e del suo leader Santiago Abascal, ampiamente atteso, fagocitato dal boom dei consensi del Partido Popular e incapace di differenziarsi da loro, quando da alternativa radicale diventa potenziale junior partner di governo.

Feijoo probabilmente maledirà i passi falsi degli ultimi giorni di campagna elettorale, in primis la decisione di disertare il dibattito televisivo con gli altri tre principali leader. Mentre a Sanchez, probabilmente, toccherà subire la nemesi di Carles Puigdemont, leader catalano di Junts, di cui il leader socialista chiese l’arresto dopo il referendum sull’indipendenza catalana del 2017. E che oggi, coi suoi 7 seggi, avrebbe probabilmente consentito a Sanchez di avere i voti del Congresso per formare un nuovo governo.

Il risultato, quindi, è lo stallo. Entrambi i leader chiederanno di formare un nuovo governo. Feijoo, perché ha vinto le elezioni. Sanchez perché in teoria è quello che più si avvicina ai 176 fatidici seggi per avere la maggioranza al Congresso – 172 contro i 170 del leader popolare. Difficilmente uno dei due avrà la forza di dar vita a un governo di minoranza. Verosimilmente, gli spagnoli saranno richiamati a breve alle urne.

Da valutare sarà il cambio dell’inerzia, che oggi gioca tutto a favore di Sanchez e del Psoe, e con i popolari che sentono di aver buttato al vento un’occasione irripetibile. Il vento di destra, che sembrava soffiare in Europa si ferma in Spagna. Se sarà un episodio isolato, o l’inizio di una storia nuova lo scopriremo presto.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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