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Opinioni
Conflitto Israelo-Palestinese

Bombe a Gaza, razzi a Tel Aviv: perché la colpa stavolta è di Israele

Dietro la recrudescenza del conflitto israelo-palestinese c’è la gestione scellerata della deportazione di decine di palestinesi da Gerusalemme Est, per far posto ai coloni israeliani. Una provocazione in mezzo alle altre che si sono susseguite in questi mesi, con la destra israeliana al governo, provocazioni a cui Hamas non vedeva l’ora di rispondere.
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La guerra è guerra ovunque, l’orrore è orrore ovunque. E vedere i razzi sul cielo di Tel Aviv e di altre numerose città israeliane, fa male agli occhi quanto vedere i raid aerei israeliani sopra Gaza, rappresaglia contro rappresaglia, morti civili contro morti civili. L’orrore è ovunque, ma le responsabilità non si possono tacere. E non si può non ricordare, soprattutto, che quanto vediamo ora è figlio di mesi di soprusi e di provocazioni dell’estrema destra israeliana, quella che sta attualmente al governo, contro i palestinesi.

Intendiamoci: sbrogliare la matassa del conflitto israelo-palestinese non è materia semplice, a meno di non essere tifosi di una o dell’altra parte. Però non possiamo far finta di non vedere quel che è successo a Gerusalemme Est negli ultimi mesi, con la distruzione di decine di stabili palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah, né con la più recente decisione di deportarne altre decine – la decisione della corte è stata rinviata, ma è bastata l'attesa a scatenare l'inferno – sempre per far spazio agli insediamenti dei coloni israeliani. Deportazioni e insediamenti abusivi, vale la pena di ricordarlo, visto che quelle case appartengono ai palestinesi da almeno 70 anni, come ha ricordarto anche l’Onu, parlando di “sfratti forzati” e di “insediamenti israeliani illegali”.

E non possiamo far finta di non vedere le restrizioni rigidissime imposte nel nome della pandemia di Covid-19 agli arabo-palestinesi durante il Ramadan, in un Paese che viaggia verso l’immunità di gregge, mentre ai gruppi di ultra-destra israeliani veniva consentito di sfilare nei medesimi luoghi scandendo slogan come “Morte agli arabi”, impunemente.  E ancora, non possiamo far finta di non vedere la repressione brutale delle proteste che ne sono scaturite, con centinaia di manifestanti palestinesi colpiti a sangue dalla polizia e dall’esercito israeliano.

La pioggia di missili di Hamas e la conseguente contro-rappresaglia israeliana su Gaza sono diretta conseguenza di questa serie di eventi, nei quali è difficile non scorgere – a meno di non chiudere gli occhi – chi è l’aggressore e chi la vittima, chi il provocatore e chi il provocato. Poi, certo, i guerrafondai si reggono il gioco a vicenda: Hamas usa Netanyahu, e viceversa, per radicalizzare lo scontro, fomentare l’odio verso il nemico e capitalizzare politicamente il conflitto. E, presto o tardi, forse già è accaduto ieri, i torti si sommano in misura tale da nascondere ogni ragione, e seppellire ogni responsabilità.

Però non possiamo nasconderci dietro a un dito, né tantomeno dietro alla retorica dell’unica-democrazia-del-Medio-Oriente: dietro le bombe che cadono su Gaza e Tel Aviv c’è l’ignobile gestione israeliana della questione di Gerusalemme Est, degli insediamenti dei coloni nei Territori palestinesi, più in generale. Tutto il resto è propaganda. E, ancora una volta, l’ennesima, orrore.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro. 15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019)
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