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Afghanistan, la scuola è a rischio: i talebani hanno arrestato un attivista per l’istruzione femminile

Matiullah Wesa, attivista afghano impegnato dal 2021 in difesa del diritto delle ragazze all’istruzione in Afghanistan è stato arrestato lunedì dai talebani.
A cura di Chiara Ammendola
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Matiullah Wesa, 30 anni, attivista afghano impegnato dal 2021 in difesa del diritto delle ragazze all'istruzione in Afghanistan, è stato arrestato dai talebani. Lo denuncia tramite Twitter la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama): “Matiullah Wesa, direttore e fondatore di PenPath e sostenitore dell'istruzione per le ragazze afghane, è stato arrestato lunedì a Kabul – si legge sul social – chiediamo alle autorità di fatto di chiarire dove si trovi, le ragioni del suo arresto e di garantire che abbia accesso a una rappresentanza legale e possa contattare la famiglia”.

PenPath è un'organizzazione non governativa che si reca nelle aree rurali dell'Afghanistan dove allestisce aule mobili attraverso le quali tiene delle lezioni alle giovani donne afghane. “UNAMA chiede alle autorità di chiarire dove si trovaMatiullah Wesa, i motivi del suo arresto e di garantirgli un avvocato e un contatto con la famiglia”, ha twittato l'account ufficiale dell'organizzazione.

Abdul Haq Hammad, portavoce del Ministero dell'informazione e della cultura dei talebani, ha detto di non essere a conoscenza del caso di Wesa ma ha aggiunto che "se l'arresto di un individuo provoca una reazione così ampia, dimostra che è stata impedita un'ampia cospirazione contro il governo".

Anche Malala Yousafzai, attivista pakistana vincitrice del premio Nobel per la pace ha chiesto il rilascio di Matiullah Wesa, affermando che la ong di Wesa è riuscita a fornire “scuole mobili e biblioteche a ragazze e ragazzi afghani". “Mentre allontanano le ragazze dalla scuola, i talebani stanno anche arrestando i riferimenti dell'istruzione… I talebani devono rilasciare lui e tutti coloro che sono stati arrestati per aver tentato di istruire i bambini”, ha scritto Malala Yousafzai su Twitter.

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