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Elezioni politiche 2018

Elezioni 2018, il fuggi fuggi da Bruxelles: gli europarlamentari preferiscono l’Italia

Sono almeno dieci gli eurodeputati, sui 73 in totale, i politici italiani che lasceranno il Parlamento europeo per correre alle politiche del 4 marzo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il posto da europarlamentari non era abbastanza. E così un gruppo folto dei "insoddisfatti" ha deciso di migrare da Bruxelles per atterrare nelle liste per le politiche del 4 marzo. Hanno scelto di interrompere con anticipo il loro incarico, per correre per un posto in Parlamento. Segno forse che l'Europa è considerata una seconda scelta. Gli unici ad aver rispettato i propri elettori sono stati i parlamentari del M5S, che per via di una delle regole dello statuto, devono aver prima portato a termine il mandato per potersi candidare.

Questo vizio, ricorrente in Italia, ha addirittura un nome: la chiamano "sindrome Malfatti" (ne parla Alessandro Caprettini nel suo libro "L'eurocasta italiana"). Sta ad indicare quell'abitudine degli europarlamentari italiani di abbandonare le istituzioni Ue non appena se ne presenta l'occasione, così come fece Franco Maria Malfatti, scelto nel 1970 come presidente della Commissione delle Comunità economiche europee, che lasciò dopo nemmeno due anni di mandato in vista delle elezioni politiche del maggio 1972.

Partiamo da Liberi e Uguali, che ha piazzato in lista Flavio Zanonato, candidato al Senato nel collegio uninominale di Padova. L’ex sindaco di Padova, poi ministro dello Sviluppo economico nel governo di Enrico Letta, ha lasciato il Pd per candidarsi con Grasso: "Corro in un collegio difficilissimo per rafforzare Liberi e Uguali e per difendere i valori della sinistra, dalla parte dei lavoratori, dei giovani precari e della povera gente". Ma non è il solo a sognare di entrare nel Parlamento italiano. Sono infatti 4, su un totale di 31 parlamentari europei, i democratici che lasceranno Strasburgo. Prima fra tutti Gianni Pittella, presidente dei Socialisti e democratici, che però a questo ruolo preferisce quello di senatore nella sua Basilicata: è candidato nel collegio uninominale nella Regione, ma anche nel collegio plurinominale Campania 3. Gli altri dem che proveranno a essere eletti il prossimo 4 marzo sono Nicola Caputo, candidato a Caserta, (collegio uninominale al Senato), Isabella De Monte a Udine, (collegio uninominale al Senato) e Elena Gentile, che correrà nel collegio senatoriale uninominale Puglia 3.

Per la Lega naturalmente c'è Matteo Salvini, che si presenta nelle circoscrizioni plurinominali Calabria 1, Lazio 1 (Roma), Lombardia 4 (Milano), Liguria 1, Sicilia 2 (Catania, Messina, Acireale, Siracusa) e Lorenzo Fontana, candidato a Verona provincia come capolista.

Anche Lorenzo Cesa e Raffaele Fitto, rispettivamente segretario dell'Udc e capo della forza politica della cosiddetta "quarta gamba" ("Noi con l’Italia"), hanno lasciato i loro seggi a Strasburgo. Cesa si candida in Campania, come capolista di Noi con l'Italia nel collegio che di Nola, mentre Fitto è candidato capolista alla Camera in Puglia (nei collegi 1 Bari, 2 Lecce e collegio 3 Taranto-Brindisi). Nessuno spostamento invece per quanto riguarda le poltrone azzurre: Forza Italia, presente nel Gruppo del Partito Popolare europeo (Ppe), conta in tutto 15 europarlamentari.

L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao, che è anche coordinatore nazionale della campagna di Luigi Di Maio, critica così l'emorragia da Bruxelles: "La presentazione delle liste alle prossime elezioni politiche rende chiara e ben visibile la differenza fra i partiti e il Movimento 5 Stelle" – scrive in una nota – "A differenza loro tutti gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle continuano a rispettare il mandato ricevuto, a difendere cittadini e imprese italiane e rendere più forte l’Italia in Europa" – e aggiunge – "La verità è che questi politici cercano solo una poltrona comoda per i prossimi cinque anni. Oggi è una giornata di lavoro nelle Commissioni parlamentari qui a Bruxelles, ma nessuno dei miei colleghi è presente. Ci siamo solo noi del Movimento 5 Stelle. In Europa si decide il 70% della legislazione nazionale, si discutono importanti dossier su agricoltura, politica monetaria, immigrazione. L’assenza degli italiani a questi importati tavoli negoziali è un danno enorme perché non c’è nessuno a far sentire la voce dell’Italia". Difficile dargli torto. Si potrebberoprendere in prestito le parole di Ferruccio De Bortoli, che in un tweet ha sottolineato come per molti nostri politici Strasburgo sia solo un "ripiego".

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