Il “made in Italy” tira alla grande e non parliamo solo dei motori, con la Ferrari tornata a vincere un Gran Premio di Formula Uno dopo oltre un anno di astinenza e “il dottor” Valentino Rossi che alla tenera età di 36 anni centra la 109esima vittoria in carriera risalendo con la sua Yamaha dal decimo posto e superando altri due italiani, per di più in sella a moto italianissime (le Ducati), come Andrea Dovizioso e Andrea Iannone. Ad andare a tutto gas sono marchi e aziende italiane che sempre più di frequente vedono il controllo finire in mano a un concorrente o un investitore estero. E’ successo la settimana scorsa a Pirelli, potrebbe succedere a Pininfarina, si diceva da tempo fosse una ipotesi valida anche per World Duty Free. E così è stato, con la svizzera Dufry che si è accordato con la famiglia Benetton per rilevare il 50,1% di Wdf finora posseduto dalla famiglia di Ponzano Veneto.
La reazione del titolo in borsa è stata negativa: Dufry pagherà infatti 10,25 euro per azione, meno dei 10,96 euro della chiusura di venerdì scorso, ma con un premio del 22% circa rispetto alla media ponderata delle quotazioni di World Duty Free nei sei mesi precedenti l’annuncio. Gli analisti consigliano in realtà di aderire all’offerta che ora Dufry dovrà lanciare allo stesso prezzo pagato ai Benetton e che valorizza la società nata dallo scorporo delle attività duty free di Autogrill 3,6 miliardi tra equity (2,6 miliardi, di cui 1,3 miliardi finirà in tasca ai Benetton) e debito. Per finanziare l’operazione Dufry, che lo scorso anno aveva già rilevato per 1,27 miliardi di euro il gruppo Nuance (fino a quel momento controllato dalla famiglia Bastianello, proprietaria della catena di supermercati Pam – Più a meno, e Pai Partners, fondo di private equity che nel 2011 era già subentrato agli Stefanel) vuole raccogliere almeno 2,1 miliardi tramite un aumento di capitale e fino a 1,5 miliardi con obbligazioni a lungo termine oltre ad essersi già assicurata un sostegno finanziario fino a 450 milioni di franchi ciascuno dai fondi sovrani Gic, Qia e Temasek di Singapore.
Neanche il tempo di ammainare il tricolore sui negozi duty free che Yoox, retailer online creato da Federico Marchetti, ha confermato le indiscrezioni filtrate già nel weekend sulla stampa internazionale circa l’avvio di trattative con Compagnie Financiere Richemont (gruppo svizzero del lusso che controlla tra l’altro i marchi Cartier, Montblanc, Baum & Mercier, Piaget e Vacheron Constantin) per una possibile “business combination tra Yoox e The Net A Porter”, controllata londinese di Richement operante nello stesso settore di Yoox. Ancora un “colpo” della Svizzera favorito dalla forza del franco penserà qualcuno, ma in questo caso la storia potrebbe avere un esito differente: il compratore potrebbe infatti essere il gruppo italiano, tornato all’attacco dopo il nulla di fatto di oltre un anno fa e intenzionato stavolta a battere sul tempo Amazon (che la scorsa settimana aveva smentito un interesse per Net A Porter, cosa che però è suonata quasi come un’ammissione).
Net A Porter (di cui Richemont nel 2010 comprò i due terzi del capitale che ancora non possedeva valutando l’azienda londinese 350 milioni di sterline) ha registrato lo scorso anno un fatturato di 630 milioni di euro, e se si prendono per buone le stime di Citigroup potrebbe valere 1,5 miliardi di euro (due volte le vendite attese quest’anno) e non ha ancora prodotto utili a causa dei rilevanti investimenti effettuati. Yoox, che come la concorrente inglese è nata nel 2000, lo scorso anno ha fatturato poco meno (524,3 milioni di euro) ma ha prodotto 13,8 milioni di utile e potrebbe a sua volta venire valutata tra 1,5 e 1,7 miliardi di euro. A questo punto l’ipotesi di un’operazione “carta contro carta”, con i due azionisti inizialmente con quote quasi paritetiche nella Newco, potrebbe essere la più sensata, così come che a Marchetti sia affidata la gestione del gruppo, mentre Richemont potrebbe riservarsi uno “scivolo” per ridurre nel tempo la propria partecipazione con successivi collocamenti, o magari facendo spazio proprio ad Amazon.com, nel caso di un'offerta di quelle che non si possono rifiutare.