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Pensioni

Pensioni, quando sarà possibile ritirarsi dal lavoro nel 2020: tutte le finestre d’uscita

Quota 100, Opzione donna, pensione di vecchiaia, pensione di anzianità, lavoratori precoci, totalizzazione: nel 2020 chi vuole uscire dal mondo del lavoro ha diverse possibilità, ma i tempi d’attesa per gli assegni previdenziali e le finestre d’uscita cambiano in base al tipo di pensione a cui si aderisce.
A cura di Stefano Rizzuti
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Le novità rispetto agli scorsi anni sono poche. Tante, invece, le conferme. Per i lavoratori che vorranno andare in pensione nel 2020, comunque, le opzioni sono tante e districarsi tra tutte le possibili finestre d’uscite, diverse in base al tipo di lavoro svolo, non è semplice. Il Sole 24 Ore ha provato a mettere insieme tutte le opzioni per lavoratori dipendenti e autonomi e ha calcolato che le attese, per le diverse finestre, possono andare da tre fino addirittura a 21 mesi: si tratta, in sostanza, dei tempi necessari per riscuotere l’assegno previdenziale una volta maturati i requisiti. L’uscita, comunque, non è automatica e dipende dal tipo di lavoratore. Le finestre, infatti, sono diverse e variano in base alla pensione a cui il lavoratore aderisce. C’è la quota 100, certo, ma anche Opzione donna, la pensione anticipata, la pensione per i lavoratori precoci, quella di vecchiaia e ancora quella di anzianità e la totalizzazione.

Le finestre della quota 100

La quota 100 è stata introdotta dalla scorsa legge di Bilancio e confermata – è il secondo anno – per il 2020. Si tratta di una misura sperimentale (durerà solo un triennio) grazie alla quale chi vuole potrà anticipare il ritiro dal mondo del lavoro, ma solamente nel caso in cui abbia raggiunto almeno i 62 anni d’età e i 38 di contributi versati. Ci sono tre possibili finestre d’uscita in base al tipo di destinatari della quota 100. Per chi lavora nel settore privato c’è una finestra mobile che si apre tre mesi dopo il raggiungimento dei requisiti. Quindi, se i requisiti vengono maturati il primo gennaio, si potrà accedere alla pensione il primo aprile. Per i lavoratori pubblici, invece, la finestra è di sei mesi, sempre mobile: quindi se i requisiti vengono maturati il primo gennaio in pensione ci si andrà il primo luglio. Diversa ancora la situazione per i lavoratori del comparto scuola e Afam: la domanda di pensionamento deve essere presentata entro fine del febbraio 2020, poi si uscirà dal lavoro con l’inizio del nuovo anno scolastico-accademico, ovvero a settembre.

Quando si può andare in pensione con Opzione donna

L’Opzione donna è stata prorogata di un altro anno. Sarà valida, dunque, anche per il 2020. Chi può aderire? Le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2019 hanno versato almeno 35 anni di contributi e compiuto 58 anni se dipendenti e 59 se autonome. Nel caso dell’Opzione donna l’assegno viene calcolato interamente secondo il metodo contributivo. Ma la finestra d’uscita, per chi aderisce, è lontana: servono 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 per quelle autonome.

Le finestre per la pensione anticipata

Rimangono per il 2020, inoltre, anche i requisiti previsti dalla legge Fornero: i lavoratori che vogliono uscire prima dal lavoro rispetto alla pensione di anzianità devono aver maturato requisiti contributivi e anagrafici. Nel 2020 serviranno 42 anni e 10 mesi d’età per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. Questo criterio rimarrà in vigore per un po’ di anni, fino al 31 dicembre 2026. La finestra, in questo caso, è di tre mesi.

Le finestre per la pensione di vecchiaia

Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia a contare è soprattutto il requisito anagrafico. Che rimane a 67 anni sia per il 2020 che per il 2021. È necessario, però, rispettare anche un requisito contributivo: ovvero aver versato per almeno 20 anni. Non esistono, in questo caso, finestre di decorrenza. Con un’unica eccezione: quella della totalizzazione (che vedremo più avanti) che cambia un pochino le carte in tavola.

Quando possono andare in pensione i lavoratori precoci

I lavoratori precoci sono coloro i quali abbiano almeno un anno di contributi versato prima del compimento dei 19 anni. Questi lavoratori potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. Un principio che, però, si applica solo per alcune tipologie di lavoro, come ad esempio quello delle attività gravose. Oppure nel caso in cui si sia care givers, invalidi civili almeno al 74% o disoccupati che abbiano esaurito la Naspi e passato un altro trimestre in stato di inoccupazione. L’assegno viene calcolato con un sistema misto o retributivo. La finestra per i lavoratori precoci è di tre mesi.

La totalizzazione per chi ha diverse casse previdenziali

La totalizzazione vale per tutti i lavoratori dipendenti, autonomi e partite Iva che hanno versato in diverse casse o fondi previdenziali. Questi lavoratori possono accedere a un’unica pensione di vecchiaia, anzianità o inabilità. La totalizzazione è gratuita. L’assegno di vecchiaia viene assegnato al compimento dei 66 anni, nel caso in cui ce ne siano almeno 20 di contributi. La pensione di anzianità, invece, non dipende dall’età ma servono 41 anni di contributi. In questi casi le finestre, però, sono molto ampie. Così una volta maturati i requisiti bisognerà attendere 18 mesi nel caso di pensione di vecchiaia e 21 per quella di anzianità. Solitamente si applica il sistema contributivo e per questo il rischio è che l’assegno sia più basso rispetto a quello che si avrebbe aderendo a un’unica gestione.

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