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Lavoro, aumentano le dimissioni per i neo-genitori nel 2019: oltre 50mila, 7 su 10 sono madri

Secondo i dati dell’ispettorato del lavoro nel 2019 sono stati 51.558 i casi di neo-genitori che hanno deciso di dimettersi per la difficoltà di conciliare la nascita e la cura dei propri figli con la loro attuale occupazione. E quasi sempre – in 7 casi su 10 – a doversi dimettere sono le neo-madri.
A cura di Stefano Rizzuti
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Più di 50mila casi di dimissioni per i neo-genitori. Di cui sette su dieci riguardano le donne. Quasi 38mila madri che per diversi motivi hanno dovuto lasciare il lavoro. Sono questi i dati – relativi al 2019 – emersi dall’aggiornamento annuale sulle dimissioni e le risoluzioni consensuali di neo-madri e neo-padri pubblicato dall’ispettorato del lavoro. I casi di dimissioni sono in totale 51.558, con un aumento del 4% sull’anno precedente. Le donne sono 37.611, gli uomini invece 13.947. L’istituto tiene il conteggio di tutte le dimissioni perché dà il via libera alle domande presentate per poter verificare che non ci siano irregolarità e che, per esempio, non si tratti di dimissioni che servono a celare l’obbligo imposto dal datore di lavoro.

I dati dell'ispettorato del lavoro sulle dimissioni

L’ispettorato del lavoro avvia quindi una procedura con cui informa i lavoratori con figli al di sotto dei tre anni sui loro diritti come genitori lavoratori. E tiene poi il conto dei casi registrati. Che sono quasi sempre – in circa 49mila casi – dimissioni volontarie. Ma rimane un problema che riguarda soprattutto le donne, ovvero la difficoltà di conciliare l’occupazione con l’esigenza della cura dei figli: motivazione indicata in 21mila casi. Peraltro questa motivazione viene indicata soprattutto nei casi in cui non ci siano nonni o altri parenti a poter prendersi cura dei bambini, oppure per i costi eccessivi degli asili nido o dei servizi di baby sitting.

Molti casi legati a un cambio di azienda

In altri 20mila casi, invece, le motivazioni sono fortunatamente ben diverse: si tratta di dimissioni legate al passaggio a un’altra azienda. Con un dato in aumento rispetto al passato. Secondo l’ispettorato, spesso questo avviene perché il lavoratore ritiene che un’altra azienda possa offrire condizioni più favorevoli per conciliare la genitorialità con il lavoro. Si segnalano, poi, 1.666 casi di dimissioni per giusta causa, come avviene quando non viene pagato lo stipendio al lavoratore. Infine, in 884 casi ci si trova di fronte a dimissioni per risoluzioni consensuali.

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