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Opinioni

La crisi economica la pagano i redditi più bassi. E non è un luogo comune

Un’analisi de LaVoce conferma come la crisi economica abbia colpito tutti i redditi, ma in misura maggiore quelli più bassi.
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Quella che spesso passa per essere un luogo comune è in realtà il bilancio più condensato e sintetico di anni di cruenta crisi economica. Quella che è spesso considerata come l'espressione populista e pressappochista dei "soliti scocciatori" è invece la fotografia più nitida del disagio sociale, della reale e innegabile condizione che vivono centinaia di migliaia di italiani. Insomma, la locuzione "la crisi l'hanno pagata e la stanno pagando i più deboli" è tutto fuori che propaganda strumentale. Un concetto, sul quale cerchiamo da tempo di focalizzare l'attenzione e cui hanno fatto riferimento appelli più o meno efficaci alla politica e alle istituzioni, che viene rafforzato dai riscontri degli indicatori economici e dalle analisi sinottiche condotte in queste ultime settimane.

Qualche giorno fa, LaVoce.info ha ad esempio pubblicato uno studio condotto da Massimo Baldini, Elena Giarda e Arianna Olivieri, in cui si mostra in maniera chiara e netta come la crisi abbia "colpito tutti i redditi, ma in misura maggiore quelli più bassi". In sostanza, lo studio evidenzia "l’evoluzione della diseguaglianza nella distribuzione del reddito e della povertà fino al 2012, coprendo quindi buona parte del periodo della crisi economica iniziata nel 2008" partendo dai microdati messi a disposizione dalla Banca d'Italia sui bilanci della famiglie italiane (considerando come variabile il "reddito equivalente", ossia una sorta di reddito pro-capite corretto). Si parte da un confronto, considerando come prima della crisi (nel periodo 2000 – 2008) si fosse registrato un aumento del reddito reale in particolare per la fascia di reddito più povera, mentre dal 2008 il "reddito diminuisce per tutti, soprattutto per il primo 10 per cento, che registra un crollo di un quarto".

Ma ancora, considerando "l'indice di diffusione della povertà relativa" (che sostanzialmente misura quante persone vivano in famiglie con reddito inferiore ad una certa percentuale di reddito medio), si può capire come l'aumento delle persone che vivono in povertà sia aumentato solo dell'1% in dodici anni, ma solo tenendo conto del "cambiamento dei livelli assoluti dei redditi". In sostanza, con ulteriori elaborazioni (si veda anche la bibliografia a corredo dell'approfondimento de LaVoce), si nota in maniera chiara come "la crisi ha colpito in maniera molto pesante soprattutto i redditi bassi, aumentando così la diffusione della povertà, se viene calcolata tenendo fissa la soglia in termini reali". Quanto ciò abbia ripercussioni sul tessuto sociale è fin troppo scontato dirlo, così come non sfugge che la condizione reddituale sia anche legata al riemergere del problema disoccupazione. E, oltre i brodini caldi offerti dagli ultimi interventi governativi, la percezione è che solo con una reale crescita economica e con la parallela ristrutturazione dei meccanismi di sostegno sociale e territoriale si possa provare ad invertire la tendenza. Di redistribuzione del reddito manco a parlarne, anche perché, come chiosano gli analisti, se la crisi ha colpito tutti i redditi, la disponibilità ad accettare politiche redistributive è sempre minore…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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