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Opinioni

Greta ha ragione: la vera emergenza non è il clima. Siamo noi

Trump che revoca i limiti alle emissioni inquinanti delle auto in California, Bolsonaro che elabora piani di deforestazione dell’Amazzonia, arrogandosene la piena sovranità. Intanto in Italia crollano pezzi di ghiacciai, a causa del clima che cambia. Benvenuti nel mondo del 2019, in cui per ogni Greta Thunberg che urla e piange per il clima che cambia, ci sono leader globali e opinioni pubbliche che se ne fregano.
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How dare you, come vi permettete? Se mai ci sarà una frase che rimarrà nei libri di storia, del discorso di Greta Thunberg pronunciato all’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti lunedì 23 settembre è questa. Come vi permettete. Ed è quel che ci chiediamo noi, oggi, di fronte a un’opinione pubblica che per l’ennesima volta sceglie di concentrarsi sulle treccine e sulle lacrime di Greta, o a rivolgere il proprio interesse a fantomatici complotti ambientalisti orditi per portare alla luce quel che 800 scienziati hanno scritto nelle 700 pagine del rapporto dell’Ipcc sul cambiamento climatico: che abbiamo solo 32 anni, da qui al 2050, per tagliare le emissioni di CO2 in atmosfera del 45%. Altrimenti, il riscaldamento globale sarà praticamente irreversibile, e la Terra si avvierà verso un futuro inabitabile per l’essere umano.

Come vi permettete, quindi? Di ignorare il problema, tanto per cominciare. Di non fare nulla o quasi per risolverlo. Addirittura di boicottare qualunque possibile soluzione, nel nome della polemica elettorale, del revanscismo nazionalista, o della più banale indifferenza verso ciò che ci circonda. Parliamo di Donald Trump, che pochi giorni fa ha revocato i poteri concessi alla California per fissare autonomamente vincoli più severi di quelli federali per le emissioni inquinanti delle automobili. Parliamo del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che stando a quanto emerso da documenti confidenziali preparati dalle Forze Armate, sta elaborando un progetto per lo sviluppo dell'Amazzonia che prevede la costruzione di una centrale idroelettrica, l'estensione dei collegamenti autostradali e uno spostamento di popolazione verso la regione, al prezzo di una deforestazione massiccia che per Bolsonaro sarebbe del tutto legittima perché l’Amazzonia, il polmone del mondo, “non è patrimonio dell’umanità”.

Sono parole che, ancora una volta, fanno il paio con quelle di Trump, che all’assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che “il futuro non appartiene ai globalisti, ma ai patrioti, appartiene a nazioni sovrane e indipendenti”. Tradotto: io sto con Bolsonaro, e non con Greta e gli scienziati del clima. Parole che arrivano nel giorno in cui è stata dichiarata allerta massima sul versante italiano del Monte Bianco dove una parte del grande ghiacciaio Planpincieux,  una massa pari a circa 250 mila metri cubi, è stata dichiarata ad alto rischio crollo nel breve periodo, a causa dell’innalzamento delle temperature medie. Reazioni? Zero, o quasi. Anzi, tra Trump e Conte, grandi sorrisi e grandi pacche sulle spalle.

E allora però smettiamola di chiamarla emergenza clima. Smettiamo di parlare di riscaldamento globale, di una casa in fiamme. Siamo noi l’emergenza, siamo noi che stiamo scaldando il pianeta, siamo noi che hanno appiccato il fuoco e che continuiamo ad alimentarlo. Noi, che abbiamo eletto Trump e Bolsonaro. Noi che facciamo finta di nulla se i nostri ghiacciai si sciolgono. Noi che rubrichiamo a curiosità estiva l’incendio infinito in Siberia, dove la torba continua a bruciare ininterrottamente da più di un mese, liberando in atmosfera tonnellate su tonnellate di CO2. Noi che parliamo di migrazioni come di un’altra emergenza, dimenticando quanto il cambiamento climatico e i suoi effetti stiano già creando milioni di profughi, che non potranno mai essere rimpatriati in aree rese infertili da quel maledetto grado e mezzo di temperatura media in più. Siamo tutti noi, l’emergenza di questo pianeta, l’arma di distruzione di massa peggiore che c’è. Indifferenti compresi. How dare you, come vi permettete di esserlo?

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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