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Ecobonus al 110%, come potrebbe cambiare: modifiche in arrivo, incentivi per lo sconto in fattura

L’Ecobonus al 110%, introdotto dal decreto Rilancio, potrebbe cambiare durante la conversione in legge in Parlamento del provvedimento. Tra le proposte di modifica molte riguardano lo sconto in fattura e la cessione del credito: l’obiettivo di tutte le forze parlamentari è quello di favorire questo meccanismo, andiamo a vedere come.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’Ecobonus al 110% introdotto dal decreto Rilancio potrebbe essere ulteriormente esteso e subire altre modifiche, riguardanti soprattutto la cessione del credito e lo sconto in fattura. La misura, introdotta dal decreto Rilancio per favorire il settore dell’edilizia, prevede la possibilità di coprire tutta la spesa effettuata per alcuni interventi, ricevendo addirittura un bonus. Il rischio, però, deriva dalla possibile mancanza di liquidità sia per le famiglie che per le imprese in un periodo di crisi economica come quello che ha seguito l’emergenza Coronavirus. Così molte imprese potrebbero essere contrarie alla cessione del credito e non applicarla. Per questo motivo in Parlamento sono stati presentati una serie di emendamenti al decreto Rilancio per provare a migliorare la misura. È il Corriere della Sera a spiegare quali sono le possibili modifiche all’Ecobonus al 110%.

Per quali interventi vale l’Ecobonus al 110%

Attualmente l’Ecobonus al 110% vale per tre tipi di interventi: l’isolamento termico delle superfici opache verticali e orizzontali che interessano l’involucro dell’edificio con incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio stesso; interventi sulle parti comuni degli edifici per sostituire gli impianti di climatizzazione invernali con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione, con efficienza almeno di classe A; interventi sugli edifici unifamiliari per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale, con lo stesso meccanismo e includendo gli impianti ibridi o geotermici. La cifra spesa (più un ulteriore 10%) viene restituita attraverso cinque quote annuali di pari importo. Il bonus vale per le spese effettuate tra il primo luglio 2020 e il 31 dicembre 2021.

Ecobonus al 110%, la cessione del credito

Il decreto Rilancio prevede già la cessione del credito d’imposta all’impresa che esegue i lavori o a terzi, come le banche e gli intermediari finanziari. Una possibilità prevista per evitare il rischio che i cittadini non riescano a sfruttare le detrazioni fiscali non avendo, magari, i soldi da anticipare. La cessione del credito è prevista per il 2020 e il 2021 per gli interventi non solo dell’Ecobonus (anche nella sua versione tradizionale), ma anche per il bonus facciate e il bonus ristrutturazioni. Quindi si può optare, in tutti questi casi, per lo sconto in fattura (il fornitore anticipa l’importo e recupera il 110% sotto forma di credito d’imposta), la cessione del credito o l’importo trasformato in credito d’imposta.

Come cambierà l’Ecobonus: emendamenti e modifiche

La questione dello sconto in fattura è tra le più considerate in Parlamento. Tra gli emendamenti al decreto Rilancio, infatti, alcune sono proprio destinate a rendere più vantaggioso lo sconto in fattura. Una proposta chiede di aggiungere ai soggetti a cui cedere il credito anche le compagnie assicurative. Ancora, un’altra proposta chiede di aumentare di dieci punti la detrazione per l’efficienza energetica e gli impianti fotovoltaici, così come per l’installazione delle colonnine di ricarica dei veicoli elettrici, gli interventi antisismici e il restauro delle facciate.

Un altro emendamento prevede di estendere ad altre categorie di seconde case il bonus, soprattutto quelle comprese nelle categorie catastali civile, economico, popolare e rurale. Nella stessa direzione va l’emendamento sostenuto anche dal governo che chiede di estendere l’Ecobonus al 110% agli impianti sportivi e agli alberghi. Con queste modifiche, dunque, il bonus varrebbe su quasi tutte le prime e le seconde case non condominiali e non di lusso.

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