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Cosa succede se gli Usa vanno in default e quali sono i rischi per la nostra economia secondo Forchielli

L’intervista di Fanpage.it ad Alberto Forchielli, economista e imprenditore, sul possibile default che gli Usa potrebbero dichiarare il primo giugno: “Il rischio è basso, circa un 20/30 per cento di possibilità. Ma se ciò accadesse, l’intera economia occidentale, inclusa quella italiana, entrerebbe in recessione e le conseguenze sarebbero pesanti”.
Intervista a Alberto Forchielli
economista e imprenditore.
A cura di Ida Artiaco
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"Il rischio di default degli Stati Uniti è basso, circa un 20/30 per cento di possibilità. Ma se ciò accadesse, l'intera economia occidentale, inclusa quella italiana, entrerebbe in recessione e le conseguenze sarebbero pesanti".

A parlare è Alberto Forchielli, economista e imprenditore, 35 anni di esperienza da giramondo tra sud est asiatico, Cina e Stati Uniti, consigliere particolare del ministro della difesa, del bilancio e degli affari esteri, per anni alla World Bank e poi responsabile di Finmeccanica per tutta l’area Asia/Pacifico, attualmente partner fondatore di Mindful Capital Partner, che a Fanpage.it ha spiegato cosa potrebbe succedere se gli Usa dichiarassero default il prossimo 1 giugno e quali sarebbero gli eventuali rischi anche per l'Italia.

Nei giorni scorsi, infatti, il segretario al Tesoro Janet Yellen aveva spiegato che "il governo degli Stati Uniti potrebbe rimanere senza soldi e c’è il rischio che venga dichiarato il default il 1° giugno nel caso in cui non fosse alzato il tetto del debito".

Alberto Forchielli.
Alberto Forchielli.

C'è davvero la possibilità che il prossimo 1 giugno gli Usa dichiarino il default?

"Io direi una probabilità del 20/30 per cento, non di più, perché sembra che le parti si stiano mettendo d'accordo. Non credo sinceramente che ci troveremmo di fronte ad una situazione del genere".

Come si stanno preparando le banche a questa eventualità?

"Sicuramente vanno a corto sul dollaro, perché il dollaro subirebbe una botta mortale per cui sicuramente stanno alleggerendo le posizioni in dollari".

Cosa accadrebbe se questa possibilità di default si verificasse?

"Se si verifica il default è un problema finanziario che si ripercuote sull'economia reale. Concretamente, si stima che 8 milioni di persone in America non riceverebbero lo stipendio, quindi ci sarebbe un crollo della domanda tremendo. A ciò seguirebbe un crollo del dollaro, un crollo di Wall Street, con ripercussioni molto pesanti su diversi broker. Non credo che le banche siano attrezzate in questo caso, non prevedo una crisi finanziaria con fallimenti bancari, però con questi presupposti ci sarebbe una grossa contrazione dell'economia, degli investimenti, oltre a una grossa presa speculativa sui mercati internazionali".

Quali le possibili conseguenze in Italia?

"Sicuramente ci sarebbero, perché noi esportiamo prodotti per 65 miliardi di dollari negli Usa direttamente, poi indirettamente tramite la Germania ne esportiamo altri, per cui siamo a rischio. Sicuramente dovremmo ritoccare le previsioni di crescita della nostra economia, possibilmente ci troveremmo nel 2023 in una economia in recessione. Anzi, possiamo dire che tutta l'economia occidentale entrerebbe in recessione. La conseguenza sarebbe moto pesante per noi, in termini esportazioni, ma anche di blocco degli investimenti, perché genererebbe un sacco di incertezza per cui molti risparmiatori e molte aziende bloccherebbero gli investimenti in corso o non farebbero gli investimenti previsti".

Che interventi potrebbe mettere in atto l'Italia per arginare l'onda del default americano?

"Potrebbe rimborsare i debiti in dollari se ne ha, visto che il dollaro non costerebbe niente. Ma in realtà qualsiasi intervento potrebbe solo lenire le possibili conseguenze".

Dobbiamo aspettare il primo giugno per avere notizie più certe in tal senso?

"Formalmente decide il Congresso, ma di fatto tutto dipende dal rapporto tra Kevin McCarthy, speaker della Camera, e il presidente Biden, perché la trattativa è tra loro due. Una volta che si mettono d'accordo, la ratifica del Congresso è un fatto puramente formale. Io credo che entro il prossimo fine settimana si potrebbe risolvere la questione, soffriremo fino alla fine".

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