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Patuanelli su emergenza Covid: “Non abbiamo ceduto a pressioni industriali, viene prima salute pubblica”

Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, assicura che il governo non ha ceduto alle pressioni di Confindustria sul decreto che sospende l’attività di molte fabbriche e spiega che anche con i sindacati è stata trovata una “sintesi soddisfacente: a guidarci sono il principio di precauzione e la tutela della salute pubblica”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il decreto firmato ieri sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, comporta la sospensione dell’attività di molte fabbriche. Una decisione non rinviabile e che riguarda tutto il territorio italiano perché “per evitare di avere picchi di crescita è necessario agire ovunque”, come spiega il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, intervistato da Repubblica. Patuanelli sottolinea, innanzitutto, quali sono i settori in cui si dovrà chiudere: “Tutta la metallurgia, tutta la fabbricazione di prodotti di metallo. Della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica – che conta 24 codici – ne resta aperto solo uno. Resteranno aperte il 35% circa delle attività”. Eppure per i sindacati la chiusure sono ancora poche: “Abbiamo analizzato le richieste e siamo giunti ad una sintesi soddisfacente. A guidarci sono il principio di precauzione e la tutela della salute pubblica”, replica Patuanelli.

Il ministro dello Sviluppo economico assicura che il governo non ha ceduto alle pressioni di Confindustria: “No. Anche perché c’è un grandissimo senso di responsabilità di tutti i settori produttivi e dei singoli imprenditori”. Anche se, certamente, bisogna intervenire per aiutare le aziende costrette a fermarsi: “L’esigenza che dobbiamo garantire alle imprese è quella della liquidità. Su questo sarà necessario intervenire ulteriormente e dovremo anche allungare i tempi della restituzione dei finanziamenti che faremo”. Intanto le misure del governo vengono messe in campo un po’ per volta, sembrando quasi che si vada avanti a tentoni: “Non è così, tanto che l’Italia è diventata un modello di riferimento per gli altri Paesi che stanno adottando le nostre stesse misure. Quando abbiamo chiuso le scuole ci osservavano con diffidenza, adesso lo stanno facendo tutti”. E sui tempi delle misure varate, Patuanelli prosegue: “Ci basiamo sul confronto quotidiano che abbiamo con il comitato tecnico scientifico e con l’Istituto superiore di sanità. Le misure sono arrivate nei tempi dettati da questo confronto”.

Una critica che viene mossa a questo decreto riguarda la modalità con cui è stato comunicato, con un annuncio del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a notte fonda sabato sera: “Nei primi due giorni di questa settimana le aziende possono restare aperte per predisporre la chiusura, che deve avvenire comunque entro mercoledì mattina. La necessità di avvisare il Paese di quello che stavamo facendo segue un principio di trasparenza e chiarezza che il presidente del Consiglio e il governo stanno mettendo al centro della loro azione”. Nuove misure arriveranno presto, assicura ancora Patuanelli: “Nelle prossime settimane faremo due provvedimenti: uno guarda ad alcuni settori in cui dobbiamo prepararci a cogliere la ripresa delle attività. Dobbiamo pensare a un decreto crescita bis che contenga l’ecobonus al 120%, la banca pubblica degli investimenti, lo sblocco dei cantieri sul modello Genova. Poi dovremo utilizzare altre risorse per continuare il percorso iniziato con il decreto da 25 miliardi”.

Infine, un aspetto su cui si sofferma Patuanelli è quello delle riconversioni aziendali per tentare di aiutare il più possibile il settore sanitario: “Al momento più di 800 aziende ci hanno dato disponibilità. 100 possono partire subito e sono incentivate con i 50 milioni del decreto Cura Italia. Da qui a 30 giorni avremo la capacità produttiva di 75 milioni di mascherine al mese: due terzi di quelle chirurgiche e un terzo di tipo FFP2 e FFP3. Intanto il ministro Di Maio fa un lavoro eccezionale per l’approvvigionamento da parte degli altri Paesi”.

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