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Armi dalla Siria in Italia: ecco cosa arriverà a Gioia Tauro e come verranno usati i residui

‘Chemical 1’ e ‘Chemical 2’ questi i nomi dei due lotti del carico di armi chimiche proveniente dalla Siria. Ecco cosa arriverà in Italia e dove sono destinate le scorie.
A cura di Antonio Musella
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Fervono i preparativi nel porto calabrese di Gioia Tauro che ospiterà l'operazione militare di smaltimento delle armi chimiche del regime siriano di Assad. Come anticipato da Fanpage le armi chimiche giungeranno le nostro paese tra la fine del mese di gennaio e l'inizio del mese di febbraio. Il convoglio internazionale partito dal proto siriano di Latakia incrocerà nel bacino portuale di Gioia Tauro la nave militare americana Cape Ray. Ma come è composto il carico delle armi siriane? Cose c'è in nei container che in questo momento si trovano in un punto imprecisato del Mediterraneo?Come spiegato dalla portavoce della missione per conto dell'OPAC – l'agenzia internazionale per il divieto delle armi chimiche – il carico di armi si divide in due lotti: Chemical One e Chemical Two.

Chemical One: Questo lotto è caricato sulla nave cargo Taiko ed è la parte più pericolosa del carico. Si tratta di armi chimiche finite e pronte per l'uso, in pratica la parte peggiore dell'arsenale a disposizione di Assad. Il lotto Chemical 1 è diretto in Gran Bretagna per essere smaltito attraverso processi complessi ed anche molto pericolosi dal punto di vista della sicurezza. La marina di sua maestà ha deciso di seguire da vicino le operazioni inviando in supporto alla spedizione partita dal porto siriano di Latakia la nave militare, la HMS Montrose, uno dei gioielli della marina britannica che è transitata più volte in Italia nel porto di Napoli.

Chemical Two: Questo è il lotto che arriverà nel porto italiano di Gioia Tauro. Si tratta dei componenti base per la costruzione delle armi chimiche, in particolar modo pirite ed altre sostanze chimiche. Sono attualmente stipate nei 1.500 container che saranno caricati sulla nave danese Ark Futura. Questo lotto è considerato dalle autorità militari meno pericoloso del primo. Le sostanze chimiche e gli inneschi sono separati. Pertanto una parte del carico sarà smaltito in acque internazionale dalla nave americana Cape Ray sui cui verranno caricati i container nel porto di Gioia Tauro. La pirite, una delle sostanze che arriveranno a Gioia Tauro, può essere smaltita – secondo le regole del diritto del mare – in mare sigillata in appositi contenitori. Per il resto del carico invece sarà necessario il processo di idrolisi attraverso le apparecchiature installate a bordo della Cape Ray. Le scorie dell'operazione saranno poi smaltite in diversi paesi europei.

Ed è proprio sui residui del processo che aleggia ancora il mistero. Le sostanze chimiche in questione possono essere utilizzati anche come fertilizzanti. Infatti l'uso di prodotti fertilizzanti per la produzione di armi chimiche non è cosa nuova. In particolar modo dai nitrati di sintesi, gli organofosfati e diversi tipi di diserbanti possono essere usati tanto in agricoltura quanto nell'industria bellica. Il primo ad ideare l'uso di fertilizzanti per usi bellici fu il chimico tedesco Fritz Haber che brevettò per il Terzo Reich esplosivi a base di nitrato di ammoniaca che furono poi prodotti in serie dall'industria bellica Basf. Anche il tristemente noto Ziklon B, il gas usato nei campi di concentramento per lo sterminio degli ebrei, era stato usato come insetticida per di essere usato come strumento di morte. Dopo la guerra e la sconfitta dei nazisti, le autorità tedesche convertirono le sostanze come concimi e fertilizzanti. Proprio la Basf cosi' come altre ex industrie belliche della seconda guerra mondiale sono diventate multinazionali leader nella produzione di prodotti per l'agricoltura.

I residui delle operazioni di smaltimento saranno quindi avviate all'uso industriale, probabilmente in Germania e Gran Bretagna. 
Ma come arriveranno queste sostanze da Gioia Tauro al Nord Europa? Restano illuminanti le dichiarazioni della portavoce della missione Sigrid Kaag che ad Al Jazzera – come riportato da Fanpage alcuni giorni fa –  ha parlato delle operazioni che avverranno nel porto di Gioia Tauro come "un'operazione commerciale" aggiungendo che "diverse aziende si stanno proponendo per partecipare alle operazioni". Sembra evidente che la parte "commerciale" di questa operazione riguarda proprio lo smaltimento (ed il riuso) delle scorie del processo. Non si conoscono i nomi delle aziende che parteciperanno a questa fase. Il riuso di questi prodotti potrebbe essere funzionale alle coltivazioni intensive di prodotti Ogm e senza dubbio aziende internazionali come la Monsanto, la Dupont e la stessa tedesca Basf, avranno interessi nel raccogliere a buon mercato "materie prime".
Mistero anche sulle modalità di trasporto. Gioia Tauro si trova all'estremità sud della Calabria. I residui dovranno arrivare in Germania e Gran Bretagna ma non è chiaro se questo passaggio avverrà via mare o via terra. Nel caso in cui il trasporto avvenisse via terra, le scorie dovrebbero attraversare l'intera penisola da Nord a Sud.

E mentre monta la protesta dei sindaci della piana, da quello di Rosarno a quello di San Ferdinando, fino al primo cittadino di Gioia Tauro, il ministro degli esteri Emma Bonino risponde alle rimostranze dei sindaci con alcuni dati che fanno riflettere: "Solo nell'anno 2013 il porto di Gioia Tauro ha gestito oltre 29.000 tonnellate di sostanze tossico nocive categoria 6.1. Nelle operazioni di smaltimento della armi siriane ne transiteranno appena 560 tonnellate". Insomma bisognerebbe tenere gli occhi aperti e preoccuparsi più spesso per i sindaci di quelle zone e non solo quando i riflettori si accendono portando Gioia Tauro all'attenzione nazionale.

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