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Di Maio non fa marcia indietro: “Basta stipendi d’oro e privilegi per i sindacalisti”

Il candidato 5 Stelle non fa marcia indietro e attacca nuovamente la CGIL: “Camusso non deve rispondere a noi, ma ai lavoratori. Del resto non c’è peggior sordo, purtroppo, di chi non vuole sentire…”
A cura di Redazione
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Aveva destato molte polemiche la dichiarazione con la quale Luigi Di Maio esplicitava la volontà di riformare i sindacati, nel caso di una vittoria del MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche. Il vicepresidente della Camera dei deputati aveva incassato la dura risposta della Camusso, che ai nostri microfoni lo aveva bollato come un "analfabeta della Costituzione" ricordando come solo durante il regime fascista fosse stata riscontrata una ingerenza simile da parte del potere politico sulle organizzazioni sindacali.

Oggi Di Maio ha però ribadito la sua linea, attaccando nuovamente i sindacati, e la Cgil in particolare, e mettendo nero su bianco i punti di riforma del sindacato che il M5s intende portare avanti nel caso andasse al governo del paese. Per il leader 5 Stelle "negli anni i sindacati si sono mostrati più vicini alla politica che agli interessi dei lavoratori, tanto da ereditarne i peggiori vizi e privilegi" e la prima cosa da fare è quella di mettere un freno agli stipendi d'oro dei sindacalisti:

La libertà sindacale è un principio sancito dalla nostra Costituzione e per questo va tutelato, d'altro canto prenderlo a pretesto per ritagliarsi posizioni di privilegio, od erogarsi stipendi da capogiro mentre un pensionato medio in Italia prende meno di 1.000 euro al mese (il 12% circa non arriva a 500 euro), è francamente deplorevole.

Il MoVimento 5 Stelle chiede più libertà sindacale e di rappresentanza per i lavoratori e meno privilegi per i sindacalisti

E, nello specifico, propone una serie di punti prioritari per la riforma dei sindacati:

STOP ai sindacalisti carrieristi della politica e nei consigli di amministrazione e gestione delle aziende.
STOP ai bilanci opachi senza obblighi di trasparenza.
STOP ai finanziamenti pubblici e alle quote di servizio dei contratti e degli enti bilaterali.
STOP al rinnovo automatico delle tessere degli iscritti al sindacato.
STOP ai distacchi retribuiti se non sono legati alla effettiva rappresentanza nei luoghi di lavoro.
STOP all'esercizio di Caf e Patronati senza alcun reale controllo pubblico.
Vogliamo i rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione per discutere la strategia e le risorse aziendali.
Vogliamo che i lavoratori partecipino agli utili dell'azienda e che possano dire la loro su com'è organizzato il lavoro anche attraverso proposte e suggerimenti di cui il management deve tenere conto.
Vogliamo avere dei rappresentanti eletti direttamente da tutti i lavoratori per la gestione quotidiana dei problemi organizzativi con l'azienda.

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