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Decreto dignità, Boeri replica a Salvini e Di Maio: “Attacco senza precedenti, da governo negazionismo economico”

Il presidente dell’Inps Tito Boeri risponde a Matteo Salvini, Luigi Di Maio e a tutto il governo sulla questione del Decreto dignità: “Le dichiarazioni rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici”. Boeri parla di “negazionismo economico” e assicura che “i dati non si fanno intimidire”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Lo scontro tra il governo e il presidente dell’Inps per il Decreto dignità prosegue e arriva anche la risposta del presidente dell’istituto di previdenza, Tito Boeri, ai due vicepresidenti del Consiglio Matteo Salvini e Luigi Di Maio che lo hanno attaccato esplicitamente. Boeri ha deciso di rispondere in particolare alla nota congiunta diffusa dai due ministri Di Maio e Giovanni Tria, titolare dell’Economia: “Le dichiarazioni contenute nella nota congiunta rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro Paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del Parlamento e all’opinione pubblica”. Boeri parla di “negazionismo economico” ma assicura che “i dati non si fanno intimidire”, rispondendo così alle provocazioni dei due vicepresidenti del Consiglio.

L’Inps è finito nel mirino per aver trasmesso una relazione considerata da Di Maio e Tria “priva di basi scientifiche”, nonostante sia stata bollinata anche dalla Ragioneria generale dello Stato. “Quanto al merito – prosegue Boeri – siamo ai limiti del negazionismo economico. Il provvedimento comporta un innalzamento del costo del lavoro per i contratti a tempo determinato e un aumento dei costi in caso di interruzione del rapporto di lavoro per i contratti a tempo indeterminato. In presenza di un inasprimento del costo del lavoro complessivo, l'evidenza empirica e la teoria economica prevedono unanimemente un impatto negativo sulla domanda di lavoro. In un'economia con disoccupazione elevata, questo significa riduzione dell'occupazione”.

Boeri sa che è difficile stabilirel’entità di questo impatto, ma il suo segno negativo è fuori discussione. La stima dell'Inps è relativamente ottimistica. Prevede che il 10% dei contratti a tempo determinato che arrivano a 24 mesi di durata non vengano trasformati in altri contratti, ma diano luogo a flussi verso la disoccupazione riassorbiti al termine della durata della Naspi. Non si contemplano aggravi occupazionali legati alle causali. In termini assoluti l'effetto è trascurabile: si tratta dello 0,05% dell'occupazione alle dipendenze in Italia. Da notare che l'effetto, contrariamente a quanto riportato da alcuni quotidiani, non è cumulativo. In altre parole il numero totale non eccede mai le 8.000 unità in ogni anno di orizzonte delle stime. Se l'obiettivo del provvedimento era quello di garantire maggiore stabilità al lavoro e più alta produttività in futuro al prezzo di un piccolo effetto iniziale di riduzione dell'occupazione, queste stime non devono certo spaventare”.

Ciò che preoccupa il presidente dell’Inps è invece “questa campagna contro chi cerca di porre su basi oggettive il confronto pubblico. Consapevoli dell'incertezza che circonda le stime svolgeremo, come sempre, il monitoraggio attento, che peraltro la legge ci richiede. Ma sin d'ora, di fronte a questi nuovi attacchi – e a quelli ulteriori del ministro Salvini – non posso che ribadire che i dati non si fanno intimidire”.

Salvini e Di Maio contro Boeri

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è tornato a chiedere le dimissioni di Boeri anche ieri sera: “Il presidente Inps, nominato da Renzi, continua a ripetere che la legge Fornero non si può toccare e che gli immigrati pagano le pensioni degli italiani. Io penso che sbagli e che si dovrebbe dimettere”, scrive su Facebook. Un poco più pragmatico Luigi Di Maio che sa bene di non “poter rimuovere Boeri ora”. Ma quando finirà il suo mandato “terremo conto che è un presidente dell’Inps che non è minimamente in linea con le idee del governo – afferma il ministro del Lavoro -. Non perché il presidente dell’Inps la debba pensare come noi, ma perché noi vogliamo fare quota 100, quota 41, la revisione della legge Fornero, l’Inps ci deve fornire i dati, non un’opinione contrastante”.

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