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De Falco, l’eroe normale della Concordia

L’Italia ha il suo nuovo idolo che risponde al nome di Gregorio De Falco, ufficiale della Capitaneria di porto di Livorno, l’eroe che ha domato il cattivo e codardo comandante Schettino. Lui si smarca e chiede di non essere tanto celebrato. E ha ragione.
A cura di Biagio Chiariello
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Quella telefonata resterà sicuramente indimenticata negli anni a seguire. Da una parte il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, Gregorio De Falco, dall'altra colui che la folla ha additato ad unico responsabile del disastro della Costa Concordia (anche se non è proprio così e la procura indaga), Francesco Schettino. Forse se ne farà pure un film, forse le mamme racconteranno questa triste storia, quasi a lieto fine, ai loro bambini per farli addormentare. Una vera e propria fiaba che alla fine vede il buono, l'eroe trionfare sul cattivo, il codardo. Il web da poco più di 24 ore ha il suo nuovo idolo che rimbalza da bacheca a bacheca e da tweet a tweet (quel «Vada a bordo, cazzo!» è già slogan da commercializzare su t-shirt e berretti), cadenzando con la sua voce quel rigore, quella determinazione e quella prontezza quasi d'altri tempi.

L'Italia ha la sua nuova leggenda. Ed il governo è pronta ad investirla con un encomio solenne «per l’impegno profuso» nelle operazioni di soccorso a passeggeri ed equipaggio della disgraziata nave da crociera. Lo ha annunciato il viceministro alla Infrastrutture e trasporti, Mario Ciaccia, prendendosi l'applauso dell'aula della Camera.

«Non sono un eroe!»

Ma il celebrato eroe si smarca da tanta popolarità. Napoletano, classe 1964, Gregorio De Falco è sposato, ha due bambine di 11 e 5 anni, Maria Rosaria e Carla. Dal 1994 è nel Corpo delle Capitanerie di Porto. Dopo varie esperienze in tutta Italia, dal 2005 è nella Sezione Operativa della Capitaneria, dove svolge solamente incarichi di comando operativo e soccorso all’interno dell’area labronica, come riportato da Panorama.

Dell'incidente all'isola del Giglio ha un brutto ricordo. Certamente ci sono state persone che hanno contribuito a salvare tante vite. Ma non lui. Repubblica lo ha intervistato e De Falco ha chiesto un «favore» ai due inviati Carlo Bonini e Marco Mensurati: «Dimenticatevi di me. Smettete di parlare di me. L'eroe non sono io». I veri eroi di quelle drammatiche ore sono «Alessandro Tosi, è lui che ha capito tutto quella notte. È lui che alle 22,07 guardando un puntino verde su un monitor senza sapere nulla che non fosse una telefonata dai carabinieri di Prato mi ha detto, "comandante, quella nave da crociera va troppo piano, 6 nodi… che ci fa a 6 nodi e a rotta invertita la Concordia? Comandante, chiamiamoli. Lì c'è un guaio". Capite chi è l'eroe?" E ancora c'è Marco Savastano. «Lo hanno calato su quella nave al buio, con una muta invernale e un palmare, non una radio, non un filo con noi – aggiunge De Falco -. Si è buttato a capofitto lì dentro senza pensare alla sua vita ma a quella di chi cercava di salvare. Si muoveva in un ambiente che non conosceva, tra suppellettili sfasciate, acqua, passeggeri che gridavano al buio.»

De Falco è la regola, e non l’eccezione

Non è un eroe dunque. Ma la folla ha deciso di fare di De Falco la vera star della sciagura del 13 gennaio. Il Belpaese ha il suo nuovo patriota, il modello da seguire. E' giusto così. Ciò che stona, forse, è che De Falco sarà ricordato per una condotta e una responsabilità che dovrebbero essere la regola, e non l’eccezione. Così come la regola, e non l'eccezione dovrebbe essere quella di non fare finta di niente quando una nave da 300 metri passa inchinandosi, a poca distanza dalla costa.

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