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“Una scoperta fortunata ma non casuale”: ecco come si sono salvati i Bronzi di San Casciano

Emanuele Mariotti, direttore dello scavo di San Casciano dei Bagni, dove sono emerse oltre 20 statue di bronzo d’epoca etrusco-romana spiega a fanpage l’importanza del ritrovamento.
Intervista al Prof. Emanuele Mariotti
Archeologo e direttore dello scavo di San Casciano dei Bagni
A cura di Claudia Procentese
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Il direttore dello scavo di San Casciano Emanuele Mariotti
Il direttore dello scavo di San Casciano Emanuele Mariotti

La missione nel Sud della Toscana va avanti da qualche anno, già nel 2020 gli archeologi hanno riportato alla luce i resti di un santuario dedicato alle acque termali e alle loro proprietà taumaturgiche, ma è di martedì scorso l’annuncio del nuovo ritrovamento di ventiquattro statue bronzee, in perfetto stato di conservazione, databili al II-I secolo a.C., oltre ad ex voto, monete e offerte vegetali. La scoperta, sotto la coltre di melma millenaria sul fondo del Bagno Grande di San Casciano, in provincia di Siena, più che riscrivere la storia, ne aggiunge un altro importante tassello, poiché il fango delle aquae calidae ha custodito gli oggetti come fosse liquido amniotico protettivo. L’ultima campagna archeologica, la sesta, cominciata a giugno e terminata ad ottobre, ha visto la collaborazione corale tra il Comune di San Casciano, la Soprintendenza per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, e l’Università degli Stranieri di Siena (ma sono undici le università, italiane e straniere, coinvolte nel progetto). Direttore dello scavo è Emanuele Mariotti, archeologo sul campo con venticinque anni di esperienza in giro per il mondo e il Mediterraneo. Modi concreti e linguaggio semplice spiega i dettagli e il valore del recente ritrovamento in un luogo sacro, di preghiera e salvezza, dove l’acqua veniva venerata come elemento divino che sgorga dal ventre della Terra. E dove 2300 anni fa si fanno tacere le armi in un difficile momento storico, cioè durante il sanguinoso e complicato passaggio di potere dagli Etruschi ai Romani.

Perché avete scelto quest’area per scavare?

Nello specifico è stata scelta nel 2020, dopo che l’anno prima avevamo ottenuto scarsi risultati pochi metri lì vicino. Sapevamo dai documenti d’archivio del Cinquecento e del Seicento che la zona intorno al Bagno Grande era ricchissima di evidenze archeologiche e alla fine siamo stati premiati nella nostra ricerca. Insomma la scoperta è stata fortunata, sì, ma non casuale, è frutto di anni di studio, sacrificio e tenacia.

Cosa avete scoperto?

Abbiamo rinvenuto i resti di un edificio con una grossa vasca sacra di epoca romana, siamo all’interno di un santuario dedicato alle acque e al loro potere curativo. Si tratta di un luogo sacro frequentato già in epoca etrusca e attivo fino al V secolo d.C. quando, con la fine dei culti pagani e l’avvento del cristianesimo, le vasche vengono coperte con pesanti colonne che hanno sigillato il tesoro nel fango sul fondo della vasca.

Una tradizione, quella dei bagni termali, che arriva fino ad oggi.

San Casciano dei Bagni è il comprensorio termale più importante d’Italia e ai primi posti in Europa, possiede quaranta sorgenti tra i 37 e 42 gradi, acqua calda per virtù naturali non riscaldata. Lo scavo è praticamente confinante con le sorgenti pubbliche ancora in uso. Queste acque sono conosciute come terapeutiche e salutari fin dall’antichità, ma il santuario non è un impianto termale pubblico, ha una funzione religiosa, curativa, quasi di pronto soccorso.

Cioè?

La monumentale vasca in travertino, circondata da un portico imponente con almeno sei grandi colonne in ordine tuscanico, aveva il compito di raccogliere le acque sacre nelle quali chi aveva bisogno di essere curato si bagnava e i fedeli depositavano le loro offerte votive.

E le statue in bronzo ritrovate che significato hanno?

Sono donazioni principalmente di epoca tardo-etrusca, trovate insieme alle riproduzioni degli organi e delle parti anatomiche, come piedi, mani, viscere, orecchie, uteri, mammelle, per le quali si chiedeva la guarigione. Manufatti, ex voto, contenenti dediche, cioè iscrizioni attraverso le quali il malato si raccomandava al dio o alla dea.

Un po’ come accade oggi, una sorta di patto con il divino, propiziatorio o di gratitudine, quindi. Cosa dicono queste iscrizioni?

Sono ancora oggetto di studio, ma in genere riportano il nome delle nobili famiglie dedicanti e delle divinità oggetto di culto. Nel 2020 abbiamo scoperto anche gli altari devozionali ad Apollo, Iside, Fortuna Primigenia, Esculapio, Igea, Ercole. È una ritualità quotidiana: io dono un simulacro in bronzo e affido me stesso, le mie patologie, alle acque e alle divinità, cito me stesso e le divinità. Ma ci raccontano anche altro.

Cosa?

La delicata e conflittuale fase di transizione dal mondo etrusco a quello romano. Il cosiddetto processo di romanizzazione è particolarmente complesso, gli Etruschi resistono finché possono alla dominazione e all’acculturazione romana. Lo scontro è aperto e feroce. Tuttavia il santuario di San Casciano resta un’isola pacifica in un mondo di lotte per l’affermazione, come è confermato dalla presenza di iscrizioni sia in latino arcaico che in tardo-etrusco. Qui Etruschi e Romani convivono e pregano insieme. Terminata la fase etrusca, nella ricostruzione di epoca romana del santuario i doni, gli ex voto cambiano, non sono più i grandi bronzi, sopravvivono i bronzetti, ma ci sono soprattutto monete, ne abbiamo ritrovate a migliaia.

Il cantiere, dunque, è invaso dall’acqua bollente, quali sono le difficoltà dello scavo?

Lavoriamo in condizioni estreme, circondati costantemente dall’acqua, perché dentro la vasca. La sorgente principale è a dieci metri da noi e getta trenta litri al secondo, che ci arrivano tutti addosso. Eppure, immersi nel fango, aspirando, pompando di continuo l’acqua, siamo riusciti a ricostruire la stratigrafia, cioè la sequenza dei vari strati archeologici, e a recuperare questi oggetti.

Il futuro?

La continuazione dello scavo, che potrebbe stupirci con nuove scoperte, l’apertura entro un paio d’anni di un museo al centro di San Casciano per esporre i bronzi in un palazzo storico già comprato dal ministero della Cultura, un grande hub di ricerca universitaria internazionale, sulla scia del lavoro d’équipe guidato dal professore Tabolli che coordina oltre sessanta studiosi, tra architetti, geologi, archeobotanici, esperti di epigrafia e numismatica, i quali collaborano con noi.

“È la scoperta più importante dai bronzi di Riace” così è stato ribattezzato il ritrovamento di San Casciano. Quest’accostamento ha, però, suscitato un vespaio di polemiche e diviso il mondo archeologico tra chi storce il naso di fronte ad un paragone considerato fuorviante alla ricerca di un primato svilente le statue calabresi e chi snobba la querelle etichettandola come diatriba da laboratorio. Anche il presidente della regione Calabria pare abbia voluto dire la sua. Ha seguìto il dibattito?

Sinceramente no, e non mi appassiona. Comunque, nessuno ha mai affermato che i bronzi di San Casciano siano migliori di quelli di Riace, capolavori assoluti del V secolo a.C. e il cui ritrovamento resta il più spettacolare dal dopoguerra. Non è un confronto artistico, perché non reggerebbe. Ma a San Casciano ci troviamo di fronte ad una miniera unica di informazioni storico-artistiche. L’eccezionalità toscana non è solo la quantità di oggetti, ma il contesto originale e inviolato per millenni in cui sono inseriti. I bronzi di San Casciano possono raccontarci una storia più completa rispetto a quella dei bronzi di Riace, ritrovati invece in mare e lontano dall’ambiente di provenienza. Per il numero, la fattura, il contesto e le iscrizioni, la scoperta a San Casciano è straordinaria e, sì, compete tra i nuovi punti fermi nella storia dell’arte e dell’archeologia, al pari di quella cinquant’anni fa in Calabria. E soprattutto non è ancora finita… qui c’è ancora da scavare.

Un’ultima domanda, forse poco scientifica. Cosa si prova ad essere tra i protagonisti di una simile scoperta?

Non siamo più abituati ad analoghi ritrovamenti. Vedere gli oggetti che riaffiorano interi dal fango fa ammutolire. Loro continuano a raccontare, noi restiamo zitti per l’emozione.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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