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Roberto Saviano e l’accusa di plagio, devolverà 75mila euro in beneficenza

La Corte d’Appello di Napoli ha messo la parola fine alla querelle sulle accuse di plagio per aver copiato alcuni brani di “Gomorra” che andava avanti dal 2008 e condannato la LIBRA Editrice a versare 75mila euro. Lo scrittore partenopeo ha già annunciato su Facebook che devolverà la somma in beneficienza.
A cura di Redazione Cultura
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Roberto Saviano
Roberto Saviano

Dopo anni di peripezie, iniziate nel 2008, finalmente viene messa la parola fine sul processo che aveva visto contrapposti lo scrittore Roberto Saviano alla LIBRA Editrice (editore di quotidiani quali "Cronache di Caserta e Cronache di Napoli) che aveva accusato il bestseller "Gomorra" di essere interamente plagiato. Il contenzioso, naturalmente, tirava in ballo Mondadori, editore del libro.

La denuncia di plagio, da parte della società editrice, era nata in seguito ai duri attacchi dello scrittore partenopeo alla linea editoriale delle succitate testate e nel 2013, in sede di appello, aveva portato alla condanna per plagio nei confronti di Saviano, che aveva dovuto versare 60mila euro per aver copiato illecitamente articoli già pubblicati su quelle testate. La cifra richiesta (e già rifiutata) nella sentenza di primo grado, invece, era stata di 300mila euro.

Oggi, invece, la Corte d'Appello di Napoli ha ribaltato la sentenza, quantificando in 75mila euro la somma che LIBRA dovrà restituire allo scrittore, il quale su Facebook ha annunciato che devolverà quei soldi in beneficienza. Ecco il post di Roberto Saviano:

Per anni ho subito una vera e propria persecuzione da parte di LIBRA Editrice (che pubblica i quotidiani Cronache di Caserta, prima Corriere di Caserta, e Cronache di Napoli) e che nel 2008 mi aveva citato per plagio in seguito ai miei duri attacchi alla sua linea editoriale. Oggi la Corte d'Appello di Napoli quantifica in 75mila euro la somma che LIBRA dovrà restituire e che mi impegnerò perché sia devoluta in beneficenza. LIBRA aveva detto che Gomorra era interamente plagiato, aveva chiesto per questo 300mila euro di danni, ne aveva ottenuti 60mila, ne dovrà restituire 75mila. In un mondo in cui tutto sembra avere un prezzo ciò che non ne ha è il fango che LIBRA Editrice ha gettato sulla memoria di Don Peppe Diana con quel titolo terribile: "Don Peppe Diana era un camorrista". LIBRA Editrice non pagherà mai per avere, in terra di camorra, lordato il nome di una vittima innocente e per aver glorificato, con un articolo pubblicato sullo stesso giornale ("Boss playboy, De Falco re degli sciupafemmine"), il mandante dell'omicidio di Don Peppe.
Questo processo, che dura dal 2008, per me è stato doloroso, difficile oltre che lunghissimo, eppure sono fiero di poter restituire oggi alla memoria di Don Peppe questa piccola, piccolissima vittoria.

Dopo il primo posto nella classifica dei libri più venduti con "La paranza dei bambini", un'altra buona notizia per lo scrittore napoletano.

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