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Perché James Patterson ha chiesto scusa per aver detto che gli scrittori bianchi subiscono razzismo

Lo scrittore americano James Patterson ha chiesto scusa per aver detto che anche gli scrittori bianchi subiscono razzismo.
A cura di Redazione Cultura
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James Patterson (Michael Loccisano/Getty Images for SXSW)
James Patterson (Michael Loccisano/Getty Images for SXSW)

A seguito di alcune dichiarazioni date in un'intervista di qualche giorno fa al Sunday Times, in cui parlava di un razzismo nei confronti degli scrittori bianchi, lo scrittore best seller James Patterson (in libreria con un libro scritto a quattro mani con la cantante country Dolly Parton) ha dovuto chiedere scusa e rettificare. Patterson, autore da milioni di libri venduti, conosciutissimo anche in Italia infatti, aveva dichiarato che dal suo punto di vista in questo periodo anche gli scrittori più anziani e bianchi stavano vivendo un'altra forma di razzismo: “Di cosa si tratta? Puoi trovare un lavoro? Sì. È più difficile? Sì. È ancora più difficile per gli scrittori più anziani. Non incontri molti maschi bianchi di 52 anni".

Frase che ha creato un po' di scompiglio sia tra i colleghi e le colleghe che sui social, al punto che lui stesso ha voluto scusarsi per quella dichiarazione postata sui suoi profili Facebook: "Mi scuso per aver detto che il fatto che gli scrittori bianchi abbiano problemi a trovare lavoro è una forma di razzismo. Non credo assolutamente che il razzismo venga praticato contro gli scrittori bianchi. Sappiate che sono fortemente a favore di una diversità di voci che possano essere ascoltate, nella letteratura, a Hollywood, ovunque".

Una retromarcia chiara obbligata probabilmente oltre che dalle proteste che si è attirato subito dopo la pubblicazione dell'intervista anche dai numeri disponibili sul numero di autori pubblicati. Il Guardian, ad esempio, ha riportato che un'inchiesta interna della Penguin Random House fatta tra il 2019 e il 2021 ha portato alla luce come il 75% degli autori fosse bianco, il 6% nero e il 5% ispanico a cui si aggiungeva il dato per cui il 74.2% degli impiegati della casa editrice fosse bianco. Numeri che non si discostano da un sondaggio del New York Times del 2020 che diceva che solo l'11% dei libri pubblicati negli Usa fossero scritti da autori non bianchi.

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