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Musei, calano visitatori dei giardini storici per il cambiamento climatico

I dati diffusi dal MiBact raccontano la crescita esponenziale dei visitatori in tutti i musei italiani, dal Lazio alla Toscana, passando per il boom dei musei e siti culturali campani. Eppure la diminuzione, per la prima volta dopo molti anni, dei visitatori nei giardini storici, ci pone davanti al problema del modo in cui il cambiamento climatico sta impattando sulla fruizione dei siti culturali.
A cura di Redazione Cultura
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Si è parlato a lungo, nei giorni scorsi, della crescita di presenze e incassi nei musei italiani. La top 30 dei musei più visitati nel nostro Paese, diffusa dal MiBact, da Nord a Sud, dal Colosseo a Pompei, passando per gli Uffizi, racconta del vero e proprio boom dei musei e siti culturali italiani. Complice l'aumento costante dei flussi turistici, la messa a sistema delle nuove direzioni al vertice della maggior istituzioni museali.

Il cambiamento climatico impatta sul nostro modo di andare ai musei

C'è però un aspetto su cui meno ci si è concentrati, pure rilevato dal ministero per i beni culturali e il turismo retto da Dario Franceschini, che accanto alla crescita di presenze nei musei, racconta anche un'altra storia. Altri dati, che mettono in rilievo un fenomeno – quello del cambiamento climatico – con cui dovremo fare sempre di più i conti in futuro: la diminuzione delle presenze nei giardini storici, fiore all'occhiello del patrimonio culturale italiano.

Il MiBact: "Calano presenze ai giardini storici"

Nel suo report annuale il MiBact ci spiega come, accanto all'esplosione di presenze nei musei, con particolare rilievo (ancora una volta) per i musei campani, laziali e toscani, calino per la prima volta dopo molto tempo i visitatori dei giardini storici:

Dopo anni di continua crescita a doppia cifra il numero dei visitatori dell’intero sistema museale nazionale si assesta intorno ai 55 milioni. Le prime cinque regioni per numero di ingressi sono il Lazio, la Campania, la Toscana, il Piemonte e la Lombardia. L’assestamento è stato causato anche dai numerosi fenomeni di maltempo che hanno caratterizzato l’autunno del 2018 e la primavera del 2019 e che hanno comportato la forte riduzione del numero visitatori soprattutto nei parchi monumentali e nei giardini storici: il Bosco di Capodimonte, ad esempio, ha avuto una consistente riduzione degli ingressi dovuta anche a lunghi mesi in cui ragioni di sicurezza non ne hanno permesso l’apertura e la piena fruibilità.

L'esempio del Bosco di Capodimonte di Napoli

Considerando che si tratta di una battuta d'arresto dopo anni di crescita, il che sarebbe anche fisiologico, bisogna però fare una valutazione. Il cambiamento climatico sta impattando ovunque sullo stile di vita di tutti, compreso nel modo in cui fruiamo dei siti culturali. È quindi inevitabile pensare che l'immenso patrimonio storico-culturale, nonché paesaggistico del nostro Paese, relativo ai nostri giardini storici, continuerà a soffrire di questa vicenda, finché non saranno affrontate in maniera strutturale le questioni che riguardano la loro messa in sicurezza e la loro promozione.

Emblematico, in tal senso, il caso del Bosco di Capodimonte di Napoli al cui interno vi è la famosa Reggia e il relativo, meraviglioso Museo di Capodimonte, che nel 2019 esplode letteralmente in termini di crescita per quanto riguarda la parte museale ma vede diminuire sensibilmente gli ingressi quotidiani nel parco. Questo perché, in seguito a episodi di maltempo, con relative chiusure per allerta meteo, la messa in sicurezza di gran parte dei sentieri, con la mancanza di interventi tempestivi e la messa a disposizione di ingenti investimenti per il recupero di tutti i suoi spazi, ha difatti reso "meno grande" il parco napoletano e di conseguenza, meno attrattivo per i visitatori, nonostante la sua completa gratuità.

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