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Morta Mercedes Barcha, la moglie di Gabriel García Marquez: “Addio, Gaba”

È morta a Città del Messico, all’età di 87 anni, Mercedes Barcha. Per 56 anni è stata la musa di Gabriel García Márquez ed è grazie a lei se oggi, milioni di lettori in tutto il mondo, conoscono “Cent’anni di solitudine”, il capolavoro che Gabo scrisse nel 1965. Gli anni giovanili, la povertà, poi il successo: la loro storia d’amore resterà nel tempo.
A cura di Redazione Cultura
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Gabriel Garcia Marquez con Mercedes Barcha nel 2007
Gabriel Garcia Marquez con Mercedes Barcha nel 2007

Addio a 87 anni a Mercedes Barcha. La moglie di Gabriel García Márquez è deceduta lo scorso Ferragosto a Città del Messico in seguito a una crisi respiratoria. Se ne va così "Gaba",  come affettuosamente la stanno chiamando in queste ore in molti su sul web, versione femminile di quel Gabo a cui aveva dedicato un'intera vita. Marito amatissimo, nella cui ombra era rimasta per 56 anni, con cui aveva avuto due figli Rodrigo e Gonzalo. A darne l’annuncio su Twitter è stata la ministra messicana della Cultura, Alejandra Frausto. “Ho appreso con grande tristezza la morte di Mercedes Barcha – ha scritto – le mie più sentite condoglianze”.

La storia d'amore tra "Gabo" e "Gaba"

La storia d'amore con Gabo, morto nel 2014, è stata lunga, lunghissima. A Mercedes va il merito di essersi presa cura dell'opera di Gabriel García Márquez quand'era ancora uno sconosciuto scrittore squattrinato. Sono in molti, infatti, a ricordare come senza la tenacia e l'amore di Mercedes Barcha oggi non avremmo quel capolavoro della letteratura di tutti i tempi che è "Cent'anni di solitudine", oltre a tutti i libri del grande autore di origine colombiana che sarebbero venuti nei decenni a seguire. Mercedes era la moglie di Gabriel García Marquez, la prima lettrice, la prima innamorata di quel romanzo, era colei che rese possibile l'avverarsi di quella magia che ha avvolto milioni di lettori nel mondo.

La genesi di Cent'anni di solitudine e il ruolo di Mercedes

La storia è nota, all'epoca della morte di Gabriel García Márquez in molti ne scrissero. Quando si trasferirono in Messico, nel 1965, con i due figli piccoli, Gabo aveva rinunciato al suo posto come editore della rivista "Sucesos", per dedicarsi completamente alla scrittura del suo libro. Man mano che aumentavano le pagine, salivano anche i debiti. La voce di Mercedes diventò proverbiale nei negozi della zona. La ascoltarono, per più di un anno, il macellaio, il panettiere e i fruttivendoli di Colonia San Angel, dove vivevano: “Gabriel sta scrivendo un libro, non appena lo finisce vengo qui e pago tutto”.

Il giorno in cui Gabo mise la parola fine a "Cent'anni di solitudine", Gabo e Mercedes andarono alle poste. Dovevano spedirlo a Buenos Aires, agli amici di Sudamericana, che lo stavano aspettando. Prima di andarci, però, Mercedes passò dal banco dei pegni, dove lasciò una delle ultime cose che le restavano: l’asciugacapelli. L’impiegato mise tutta quella carta sulla bilancia ed emise il suo verdetto: 83 pesos. Mercedes disse, sgomenta, di averne soltanto 45”. allora Gabo prese il libro, lo divise in due parti e disse: "Pesi questi fogli, per favore, fino a 45 pesos". Così fecero, racconta Gabo. Pesarono quelle pagine come se stessero tagliando delle bistecche. "Poi abbiamo rifatto il pacco e lo abbiamo spedito". Tornati a casa si resero conto, però, che avevano spedito non l’inizio, ma le ultime 300 pagine del romanzo. Mercedes prese l’ultima cosa che restava, il frullatore, e partì di nuovo verso il banco dei pegni. Tornarono alla posta. Spedirono il resto del volume e lei strinse forte i due pesos miracolosamente avanzati. “La guardai e vidi che era verde di rabbia”, raccontava Gabo. Poi mi disse: “Manca solo che non sia buono, quel romanzo!”

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