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Maria Pia Ammirati (Rai Fiction): “La competizione serve a mantenere alta l’asticella della qualità”

Dall’anteprima mondiale della quarta stagione de L’amica geniale al Tribeca di New York ai prossimi progetti con Marco Bellocchio e Daniele Luchetti, fino alla riconferma di Mare Fuori, la direttrice di Rai Fiction racconta lo stato della serialità della televisione pubblica.
A cura di Gianmaria Tammaro
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Per Rai Fiction è diventato fondamentale guardarsi intorno e confrontarsi con i propri competitor. Non parliamo unicamente di chi lavora nella televisione tradizionale, come le reti Mediaset e Sky. Ma soprattutto di chi si muove nel mercato dello streaming, tra piattaforme e servizi SVOD. Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, parla di competizione positiva. Perché, spiega, in questo modo anche la sua squadra è stata costretta ad alzare l’asticella del proprio lavoro e a riconoscere l’importanza di un’offerta variegata.

Negli ultimi anni, a giudicare dai vari progetti che sono stati annunciati e mandati in onda, Rai Fiction sta provando a intercettare pubblici differenti, più o meno giovani e più o meno interessati a determinate tematiche; soprattutto, però, sta facendo passi decisi verso una riconoscibilità internazionale e più definita. La settimana scorsa sono stati annunciati sia l’inizio delle riprese di Sandokan sia l’anteprima mondiale della quarta e ultima stagione de L’amica geniale a New York. Ammirati si dice entusiasta.

Rai Fiction, all’interno della televisione pubblica, continua a essere una delle realtà più ricercate e un vero e proprio punto di riferimento per artisti e autori. In futuro, racconta Ammirati, ci saranno ancora progetti con nomi importanti del cinema italiano, come Marco Bellocchio, ma si continuerà anche a sperimentare. Mare Fuori, con i suoi incredibili risultati su Raiplay, fa da apripista a un’offerta rivolta ai più giovani e all’utilizzo della piattaforma Rai come un vero e proprio laboratorio. Ammirati non nasconde il suo interesse per le serie come Ripley o True Detective, e le piacerebbe, ammette, riuscire a lavorare sui libri di Pier Vittorio Tondelli come Rimini. Questo è il suo Controcampo.

Partiamo, se sei d’accordo, da L’amica geniale.
La quarta stagione sarà presentata a New York, al Tribeca, e sarà una celebrazione importante di questa storia. Ti dico “importante” non solo perché comunicativamente è un ottimo trampolino di lancio, ma pure perché parliamo di uno dei titoli italiani più apprezzati negli Stati Uniti.

Qualche mese fa, hai detto a Giuseppe Candela di FQ Magazine che c’è l’intenzione di far esordire la quarta stagione de L’amica geniale il 25 novembre. È ancora così?
Sì. Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, e credo che sia un momento estremamente simbolico, anche per quelli che sono i temi che vengono trattati all’interno dei romanzi di Elena Ferrante. Nel corso de L’amica geniale, le protagoniste provano a emanciparsi e a trovare il proprio posto nel mondo. Per adesso, per me, quella rimane la collocazione migliore.

Sempre a proposito de L’amica geniale, viene in mente anche il rapporto che c’è e c’è stato con Hbo, uno dei network più importanti nel mondo. Ci saranno altre collaborazioni in futuro?
Li rincontreremo sicuramente in occasione della quarta stagione. E con loro c’è già stata la promessa di parlare di altre idee e nuovi pitch. Chiaramente, mi riferisco ai progetti del 2025 e del 2026. È vero che noi, come Rai Fiction, giriamo tanto. Sicuramente però non giriamo quanto le realtà americane. Quindi è un po’ complicato trovare punti e convergenze comuni. Con gli europei, è decisamente più facile. Ti faccio un esempio.

Dimmi.
Quest’anno lavoreremo a una miniserie con la Finlandia che sarà girata per lo più in Italia, a Sorrento. Ogni titolo, insomma, ha una sua logica. E non solo una logica distributiva, ma pure una logica di tematiche, atmosfere e stilemi. Cercare alleanze all’esterno dell’Italia, a volte, si traduce quasi in una necessità. Come sai, i costi aumentano, soprattutto se c’è l’intenzione di sviluppare progetti più grandi e ambiziosi. In più, confrontarci con realtà straniere ci ha permesso di andare oltre determinati generi e determinati racconti. Non c’è solo il crime. Come Rai Fiction, vogliamo sicuramente mostrare l’Italia sotto punti di vista differenti, cercando di non dimenticarci della complessità del nostro paese.

È facile esportare all’estero le nostre storie?
No, non lo è. Anche perché nel corso del tempo ci sono stati più spunti e più visioni, e a seconda di quegli spunti e di quelle visioni, di quella particolare interpretazione dell’Italia, ci sono state mode e andamenti più o meno fortunati. Per cambiare, bisogna confrontarsi con il passato, senza però tornare a stereotipi superati. Ma ti do un dato positivo sulle vendite estere: rispetto al 2019 sono cresciute del +49%.

Durante la pandemia, c’è stato un aumento importante delle produzioni. La Rai, come mi ha raccontato anche Paolo Del Brocco, ha avuto il mandato di sostenere l’industria audiovisiva per evitare un blocco totale della produzione. Ora che i costi sono maggiori, quanto è più complicato sperimentare e provare a creare nuove serie rispetto a quelle già consolidate e famose?
Quello, in un certo senso, è sempre complicato. Allargare i propri orizzonti e i propri confini non è così immediato. Ci sono diverse fasi e diversi processi da affrontare. Veniamo da anni difficili, e questo non si può negare. Tra il 2020 e il 2022, abbiamo dovuto sostenere l’industria e, soprattutto, gli italiani con una programmazione variegata. Siamo stati tra i primi a introdurre sui set i protocolli di sicurezza. Abbiamo dovuto dimostrare coraggio. In più, si è consolidata un’altra situazione. I nostri competitor, oggi, non sono solo Mediaset e Sky. Ci sono pure le piattaforme streaming da tenere in considerazione. E durante la pandemia, è diventato ancora più evidente. Sperimentare, però, rimane un obiettivo vitale se si vuole rimanere leader della produzione seriale.

Perché?
Proprio per cercare di costruire un’industria futura, con un’altra generazione di creativi e un altro pubblico di riferimento. Ci abbiamo provato, e ci stiamo provando, con titoli come Mare Fuori e Noi siamo leggenda, che virano chiaramente sul coming-of-age e sullo young adult. E non dimentichiamo Il professore con Alessandro Gassmann, che a sua volta è stata una serie particolarmente apprezzata dai più giovani. Parliamo di spettatori che o non avevano mai visto la Rai o che comunque si erano allontanati dalla Rai e che stiamo recuperando.

In questo senso, dal punto di vista distributivo, diventa fondamentale Raiplay.
Lì abbiamo l’opportunità di avere un contatto più immediato e veloce con il pubblico di ragazzi, e allo stesso tempo di poter distribuire titoli più freschi e innovativi. Pochi giorni fa, è partita la seconda stagione de Il Santone. Ma ci sono anche serie come Mental, Eppure cadiamo felici e Nudes. Su Raiplay, c’è la possibilità di sperimentare anche  a livello di risorse, cercando di trovare la soluzione migliore per far esordire talenti e per essere comunque competitivi sul mercato. Raiplay è una sorta di palestra, se vuoi. Un luogo dove far crescere i nostri autori dandogli spazio e libertà creativa. Penso a Carolina Cavalli, che ha cominciato proprio con noi e che oggi, giustamente, ha un grande successo.

L’effetto Dorothy, che è un mockumentary, va esattamente in questa direzione. Ci sono altri progetti-pilota come questo?
Stiamo lavorando ad altre cose simili, sì. L’effetto Dorothy sta andando molto bene in piattaforma. Ovviamente costruire altre stagioni non dipende solo da noi, ma è un progetto che ci piace. L’importante, come ti dicevo prima, è riuscire a mantenere un equilibrio tra ciò che possiamo fare e ciò che vogliamo fare. Sperimentare non può essere solamente un sinonimo di rischiare. Oltre Raiplay, ci sono altri livelli di verifica, come la messa in onda lineare. Rai2, per esempio, resta lo spazio ideale proprio per distribuire questo tipo di titoli più sperimentali e nuovi.

Prima mi hai parlato del vostro rapporto come Rai con le piattaforme streaming. Ora penso in particolare a Netflix, dove Tinny Andreatta, ex-direttrice di Rai Fiction, è la vicepresidente. In quel caso, visto che editorialmente la loro programmazione si sta facendo più generalista e che i produttori coinvolti sono gli stessi che lavorano con voi, che tipo di competizione c’è?
Per noi, per il tipo di offerta che abbiamo, il mercato è sicuramente più vasto e meno, diciamo così, verticale. E non è una distinzione che parte da noi, attenzione; è una distinzione che parte dal pubblico. Il raffronto con Netflix viene naturale in un mercato come il nostro, dove ci sono tante realtà, molte estremamente capaci e con la possibilità di investire risorse importanti. Noi, come Rai Fiction, abbiamo degli obiettivi ben chiari, tra questi il rispetto del pubblico e delle sue sensibilità. Non credo, però, che la competizione sia solo con Netflix; credo che sia con tutti i player digitali. E questo, se vuoi, è una cosa positiva.

Perché?
Perché se c’è competizione possiamo crescere e metterci alla prova, e sia l’offerta che l’approccio produttivo sono costretti a cambiare e a maturare insieme agli spettatori e alle loro richieste.

Nello specifico, a voi a che cosa è servita questa competizione?
Ad alzare l’asticella e a cercare di diversificare, come ti dicevo, la nostra offerta. Alzare l’asticella vuol dire sia cercare una qualità maggiore dei propri prodotti sia, poi, provare ad allargarsi a mercati internazionali. Cito Il conte di Montecristo, che avrà la regia del premio Oscar Bille August e un cast proveniente da tutto il mondo con Jeremy Irons, Sam Claflin, Lino Guanciale, Nicolas Maupas, Michele Riondino e Gabriella Pession.

A proposito di messa in onda, mi viene spontaneo chiederti di Mare Fuori. I risultati su Rai2 sono stati più o meno in linea con quelli registrati dalle precedenti stagioni, mentre su Raiplay c’è stato un vero e proprio boom di accessi e visualizzazioni. La quinta stagione è in forse o è confermata?
Certo che è confermata. Quando ci sono delle crescite così importanti, con 175 milioni di visualizzazioni on demand, non puoi non prendere seriamente in considerazione la possibilità di andare avanti. Noi stiamo lavorando con molta cura alla quinta stagione e alla sua scrittura. Non stiamo dando niente per scontato. Abbiamo preso nota di alcune tendenze che, nella quarta stagione, si erano imposte sulla storia. E ora stiamo cercando di riequilibrare la tenuta del racconto. Sulla generalista, come dicevi, ci siamo tenuti in linea con i risultati precedenti, con circa il 7% di share e un total audience di 6 milioni di telespettatori. Mare Fuori è un fenomeno globale. Tanti miei colleghi, di tanti altri paesi, mi chiedono di questa serie. Proprio perché ha ottenuto dei numeri impressionanti.

Altro aspetto fondamentale della programmazione di Rai Fiction è il coinvolgimento di grandi autori; mi viene in mente Marco Bellocchio, che ha firmato Esterno Notte, e Francesca Archibugi, che ha firmato La Storia. Ci sono altri progetti come questi, in futuro?
Come Rai, abbiamo il compito di fare – diciamo così – un po’ tutto. Quindi sì, i grandi autori rimangono uno dei punti focali della nostra produzione e della nostra offerta. Non ha senso continuare a parlare, ancora oggi, di un pubblico unico.

No?
No. Il pubblico, oggi, è frammentato e diviso, e questa cosa non è per forza negativa. Significa che c’è la possibilità di crescere e di programmare titoli e prodotti differenti.

Torno alla domanda di prima sugli autori. Su che cosa state lavorando al momento?
Innanzitutto, continueremo a lavorare con Marco Bellocchio, che tornerà sul set tra il 2024 e il 2025 proprio per un progetto Rai Fiction. In più, stiamo finalizzando Prima di noi, la serie di Daniele Luchetti. Lavoreremo con Giuseppe Piccioni, con Sergio Rubini a una miniserie su Leopardi firmata da Sergio Rubini e con Susanna Nicchiarelli a una grande storia intitolata Fuochi d’artificio. A questo proposito, è evidente un cambiamento all’interno dei linguaggi e dei format. Le miniserie stanno ottenendo decisamente più spazio e visibilità, rispetto alla serialità più lunga. Anche in questo caso, però, noi continuiamo a spaziare e a diversificare.

In un momento particolarmente teso com’è questo che sta affrontando la Rai, con tanti addii, poche riconferme e polemiche più o meno giornaliere, in che posizione si trova Rai Fiction?
Noi continuiamo a fare il nostro lavoro, e continuiamo a essere un punto di riferimento per il mondo dell’impresa italiana. La nostra cosiddetta scuderia di grandi nomi rimane: da Lino Guanciale ad Alessandro Gassmann, da Massimiliano Gallo a Stefano Accorsi, che sarà il protagonista della serie su Marconi che andrà in onda a maggio; da Luisa Ranieri a Elena Sofia Ricci, da Serena Rossi a Vanessa Scalera. C’è stato anche il  ritorno importante di Sabrina Ferilli con Gloria. E non dimentichiamo i registi e gli artisti che rendono unica ogni storia con il loro lavoro.

Quali sono le ultime serie non vostre che hai visto e che ti sono piaciute particolarmente?
La prima che devo citare è True Detective. Ho visto l’ultima stagione, e nonostante la tensione di alcuni momenti non sono riuscita a smettere di guardarla. Poi ho recuperato Ripley, che è semplicemente incredibile: prova straordinaria di regia e scrittura. Mi piace anche Call my agent – Italia. Come tante altre persone, sono una grande spettatrice; la sera dovrei leggere di più proposte di progetti, ma non ci riesco e per questo mi arrabbio con me stessa.

Quante proposte ricevete?
Tra le duecento e le trecento ogni anno. Alla fine, ne realizziamo circa trenta.

Qual è una storia che ti piacerebbe portare in televisione al di là di quelli che sono i vincoli aziendali della Rai e il pensiero dei possibili dati di ascolto?
Io sono una grande appassionata di letteratura italiana, e credo che sia arrivato il momento di portare in televisione Pier Vittorio Tondelli. In particolare, mi piacerebbe lavorare a Rimini. Non ti nascondo che ci sto pensando in modo serio.

Recentemente è stato annunciato che Luca Guadagnino lavorerà a un adattamento di Camere separate, sempre di Tondelli. Potrebbe essere un’idea per una futura collaborazione?
Luca Guadagnino è oggi uno dei nostri registi più importanti, seguiti e apprezzati nel mondo; sarebbe sicuramente bellissimo riuscire a collaborare con lui.

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È nato a Napoli il 24 ottobre del 1991. Per qualche anno, è stato direttore della sezione CartooNA del COMICON. Ha curato le Masterclass Off per il Giffoni Film Festival. È stato consulente editoriale di Lucca Comics and Games. È giornalista pubblicista. Collabora con quotidiani e riviste, e si occupa principalmente di spettacoli e di cultura.
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