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L’Orlando Furioso 500 anni dopo: l’arte che ha ispirato Ariosto, in mostra a Ferrara

Ferrara celebra il quindo centenario della pubblicazione dell’Orlando Furioso con un evento imperdibile: in mostra capolavori di artisti come Tiziano e Andrea Mantegna, per indagare l’universo iconografico al quale Ludovico Ariosto si è ispirato per la sua opera più famosa.
A cura di Federica D'Alfonso
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San Giorgio e il drago, Paolo Uccello (1456), National Gallery, Londra
San Giorgio e il drago, Paolo Uccello (1456), National Gallery, Londra

Cosa vedeva Ludovico Ariosto quando chiudeva gli occhi, mentre scriveva il suo capolavoro? Quali opere d’arte facevano parte del suo immaginario visivo? In occasione del quinto centenario della pubblicazione dell'Orlando Furioso, la città di Ferrara cerca di rispondere a queste domande con una mostra tematica unica nel suo genere. Dal 24 settembre all'8 gennaio dipinti, sculture, arazzi, libri, manoscritti miniati, strumenti musicali, ceramiche invetriate, armi e rari manufatti saranno esposti a Palazzo dei Diamanti, per restituire l’universo di immagini che popolavano la mente di Ludovico Ariosto mentre componeva la sua opera più famosa. Leonardo, Raffaello, Tiziano e Mantegna, solo per citarne alcuni, saranno riuniti per la prima volta in un unico luogo, per entrare nell'immaginario visivo dell'affascinante poema cavalleresco.

La mostra è stata studiata fin nei minimi dettagli dai curatori Guido Beltramini e Adolfo Tura che, affiancati da un comitato scientifico composto da studiosi di Ariosto e da storici dell’arte, hanno individuato i temi salienti del poema e rintracciato le fonti iconografiche che ne hanno ispirato la narrazione. Un percorso che va dalle epiche battaglie all'affascinante vita cortese, dai viaggi alle immagini di condottieri reali e leggendari, attraverso oltre ottanta capolavori del Rinascimento italiano, alcuni dei quali tornano nel nostro Paese per l'occasione dopo una lunga assenza: è il caso, ad esempio, del "Baccanale degli Andrii" di Tiziano, che grazie ad un prestito eccezionale concesso dal Museo del Prado, tornerà in Italia dopo quasi cinquecento anni dalla sua realizzazione.

Ariosto e l'immaginario rinascimentale

Trionfo della Virtù, Andrea Mantegna (1502), Louvre, Parigi
Trionfo della Virtù, Andrea Mantegna (1502), Louvre, Parigi

Il 22 aprile 1516, in un’officina tipografica ferrarese, terminava la stampa dell’Orlando furioso, opera simbolo del Rinascimento italiano. L'epica cavalleresca ariostesca ha rivoluzionato la lingua e la poesia fino ad allora conosciute, ma ha anche espresso importanti punti di contatto con l'arte figurativa dell'epoca: Ariosto infatti, assiste personalmente alla rivoluzione della pittura operata da artisti come Michelangelo e Raffaello, e da questi, come da altri, venne profondamente influenzato.

Ad introdurre il visitatore nel viaggio attraverso il mondo di Ariosto, non poteva non essere il tema della battaglia: il poeta attinse i suoi personaggi da una tradizione già largamente consolidata che affonda le radici nella letteratura cavalleresca francese, ma anche da artisti del Quattrocento come Bertoldo di Giovanni e il suo "Rilievo bronzeo dall’antico" o da Antonio del Pollaiolo, la cui "Battaglia di dieci corpi nudi" rappresenta una delle immagini di lotta più celebri di tutto il Rinascimento. Un altro pezzo imperdibile, la "Scena di battaglia" di Leonardo da Vinci proveniente da Windsor. L'oggetto che però richiama il legame di Ariosto con la storia da una parte, e con il mito dall'altro, è senz'altro l'olifante d'avorio risalente all'XI secolo, che la leggenda vuole sia proprio il corno che Orlando suonò a Roncisvalle.

Baccanale degli Andrii, Tiziano (1523-1526), Museo del Prado
Baccanale degli Andrii, Tiziano (1523-1526), Museo del Prado

Si proseguirà con un viaggio nella vita di corte tra Ferrara e Mantova, attraverso una delle raffigurazioni più importanti della corte estense, quella di Andrea Mantegna e della "Minerva che scaccia i vizi dal giardino delle virtù". Questo straordinario dipinto rappresenta secondo gli studiosi una delle fonti figurative che hanno nutrito l’immaginario di Ludovico Ariosto: ammirata in occasione di una visita alla città di Mantova nel 1507, la grande tela ricca di allusioni e riferimenti mitologici, offrì ad Ariosto lo spunto per la descrizione del corteo di esseri mostruosi in cui Ruggiero si imbatte sull’isola della maga Alcina, nel VI canto.

Pezzi centrali dell'esposizione, due delle tavole più suggestive della pittura italiana del Quattrocento e del primo Cinquecento: "San Giorgio e il drago" di Paolo Uccello e "La liberazione di Andromeda" di Piero di Cosimo. Tanti altri poi, sono i manufatti e le sculture esposte in occasione della mostra: una rara armatura da giostra dei primi del Cinquecento, la preziosa sella da parata di Ercole I d'Este, che nelle scene intarsiate richiama le tematiche amorose e cavalleresche, e l'effigie di San Giorgio e il "Marte guerriero" realizzato da Antonio Lombardo per Alfonso d'Este. Tanti rari manoscritti, a partire proprio dalla prima edizione dell'Orlando Furioso, fino ad arrivare alla "Vita di Merlino" di Luca di Domenico e al "Morgante Maggiore" di Luigi Pulci.

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