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Gianni Berengo Gardin è morto a 94 anni, le sue fotografie aiutarono l’approvazione della Legge Basaglia

Gianni Berengo Gardin è morto a Genova all’età di 94 anni: tra i fotografi più importanti al mondo, l’artista ha raccontato l’Italia nelle sue varie fasi. Il suo lavoro sui manicomi aiutò l’approvazione della Legge Basaglia.
A cura di Redazione Cultura
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Gianni Berengo Gardin – ph Domenico Stinellis
Gianni Berengo Gardin – ph Domenico Stinellis

È morto a 94 anni Gianni Berengo Gardin, uno dei fotografi che ha scritto alcune tra le pagine principali del genere in Italia. Ci lascia uno dei Maestri del Novecento italiano, in grado di osservare e raccontare con al sua macchina fotografica il Paese e in particolare Venezia, la sua città natale adottiva – l'artista era nato a Santa Margherita Ligure nel 1930 – pur avendo vissuto a Roma, Lugano, Parigi e essersi definitivamente fermato a Milano nel 1965, là dove aveva cominciato la sua carriera da professionista che lo aveva visto percorrere la fotografia in vari generi dal reportage a quella sociale passando per l'ambiente e l'architettura.

Chi era Gianni Berengo Gardin

A confermare la morte del fotografo, avvenuta a Genova, è stata l'Adnkronos che racconta Gardin come "un testimone etico, un poeta della realtà, un osservatore discreto ma instancabile dell'Italia che cambia". Il fotografo ha collaborato con alcune delle principali testate italiane e non solo, scattando per riviste come L'Espresso, Le Monde, ma anche Le Figaro e Time, tra gli altri e ha pubblicato oltre 260 volumi e ha esposto in oltre 350 mostre in tutto il mondo. Un vero e proprio pilastro della fotografia mondiale, Gardin amava definirsi non come Maestro, anzi, piuttosto come artigiano della fotografia con l'intento soprattutto di raccontare e non interpretare.

Gianni Berengo Gardin – ph Andrea Campanelli
Gianni Berengo Gardin – ph Andrea Campanelli

Il lavoro sui manicomi e la Legge Basaglia

Sono impresse nella memoria le sue fotografie che raccontavano la modernizzazione del Paese anche attraverso l'industria, ma forse quelle che maggiormente hanno plasmato le idee di chi lo amava sono quelle sui manicomi, il cui reportage è probabilmente il più importante della sua carriera. Il libro che racchiude questi lavori è Morire di classe, pubblicato inizialmente da Einaudi, ma riportato nelle librerie grazie a Il Saggiatore che lo ha ripubblicato nel 2024 visto che ormai non era più reperibile, una scelta fatta "perché possa testimoniare alle nuove generazioni quale fosse la condizione dei malati mentali prima della rivoluzione di Franco Basaglia, di Franca Ongaro Basaglia e di tutte le donne e gli uomini che insieme a loro hanno operato per scardinare quel sistema". Un lavoro che aiutò l'approvazione della legge 180, conosciuta proprio come la Legge Basaglia.

Il fotografo italiano più premiato al mondo

Berengo Gardin è il fotografo italiano più premiato al mondo, è stato inserito, tra le altre cose, tra i "32 World's Top Photographers" da Modern Photography, citato come unico fotografo dallo storico dell'arte Ernst Gombrich ne "L'immagine e l'occhio. Altri studi sulla psicologia della rappresentazione pittorica", riceve anche il Lucie Award alla carriera, già assegnato a giganti come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks ed Elliott Erwitt, mentre nel 2014 ottiene il Premio Kapuściński per il reportage, e nel 2017 viene accolto nella Leica Hall of Fame. Ma stilare un elenco dei premi e dei riconoscimenti sarebbe impossibile, di certo c'è l'impatto che ha avuto la sua arte nel mondo.

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