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Opinioni

Derrick de Kerckhove: “Democrazia in pericolo, il governo dei big data è già realtà”

Il sociologo Derrick de Kerckhove interverrà il 30 agosto al Festival dei sensi in Val d’Itria. In un’intervista esclusiva a Fanpage.it, l’eminente allievo di Marshall McLuhan ci spiega il ruolo dei sentimenti al tempo dei big data: “L’intelligenza artificiale ha già vinto, la nostra democrazia si è trasformata in ‘datacrazia’.”
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Derrick De Kerckhove
Derrick De Kerckhove

Torna dal 28 al 30 agosto il Festival dei sensi, la manifestazione che per un week end animerà con lezioni di qualità, argomenti inattesi, mostre speciali e conversazioni la Valle d'Itria, in Puglia. Saranno le emozioni ad essere al centro di questa nuova edizione. Si comincia con l'inaugurazione alla Masseria San Paolo di Martina Franca, luogo dalla bellezza intatta, dove si potranno ammirare al pascolo alcuni tra i più splendidi cavalli murgesi di tutta la Puglia. Ad attendere il pubblico un programma articolato con cui, anche in questa edizione, si confronteranno nomi di prestigio. Tra questi, domenica 30 agosto alle 21:30, il sociologo Derrick de Kerckhove, eminente allievo di Marshall McLuhan e direttore scientifico di Media Duemila e dell’Osservatorio TuttiMedia, che in compagnia di Edoardo Fleischner, analista multimediale, sarà protagonista alla Masseria Lama Pellegrini di Cisternino dell'incontro "Cuore matto, matto da legare".

Professore, il coronavirus e il lockdown hanno azzerato ogni discussione sulla smaterializzazione delle relazioni umane. In che modo i sentimenti umani sopravvivono a questa mutazione?

Il lockdown ha aumentato anche in Italia il numero degli utenti, imponendo agli anziani di trovare il coraggio di affrontare le difficoltà dell’apprendimento per potersi almeno collegare con i nipoti. Quindi non credo che i sentimenti umani spariscono sulla rete, al contrario considero che Internet come social media, ma non solo, funziona come un immenso sistema "limbico" sociale attraverso il quale la gente non può smettere di divulgare e scambiarsi emozioni di tutti i tipi, gioia, rabbia, amore, odio, dubbi, certezze, cattiverie, solidarietà e quant’altro. Il sistema "limbico" è la sequenza di organi e funzioni che registra, analizza e decide le cause di gioia o paura per poi procedere a coordinare le risposte del corpo e della mente. Queste funzioni sono imitate sulla rete in forma di immagini, commenti e dichiarazioni che circolano in modo virale o meno e creano immense confusioni, in particolare quando si tratta di fake news.

Quali gli aspetti positivi?

Esistono anche molti gruppi di sostegno per ammalati, per esempio, per quelli che soffrono di cancro, o altri che vivono in condizioni politiche o sociale pericolose. La rete si presta alla solidarietà e all’odio. Poi ci sono tanti siti d’incontro che traboccano sentimenti. Prima di giudicare pro o contro la cosiddetta ‘amicizia’ sui social, sarebbe meglio esaminare con attenzione che tipo di emozioni o sentimenti nuovi sono creati sulla rete. Ogni tecnologia suscita la sua specifica dimensione emotiva.

Il digitale ha modificato il linguaggio umano facendolo sparire nei data: come possiamo affrontare questo lutto senza perdere anche tutto il resto di ciò che vuol dire "essere umano"?

Uno scatto dal Festival dei Sensi delle scorse edizioni
Uno scatto dal Festival dei Sensi delle scorse edizioni

Questa è una domanda impegnativa. Mi spiace doverti dire che l’essere umano cambia sempre quando la base delle tecnologie di comunicazione cambiano. Ieri l’alfabeto, oggi l’algoritmo. Siamo entrando in una crisi epistemologica generale. La versione digitale dell’essere umano si chiama “gemello digitale”. È già a casa in modo embrionale sotto la forma di Alexa o di Siri nel tuo telefonino. Un giorno, ormai prossimo, l’occupante dominante del tuo telefonino sarà un’intelligenza artificiale, dotata della memoria di tutto ciò che hai fatto grazie ai dati disponibili sulla rete. Saprà tutto ciò che hai detto, eventualmente anche le emozioni che avrai vissuto e ogni cosa che hai dimenticato come il numero di telefono del tuo compagno. La stessa IA avrà accesso ai migliori sistemi di data analytics per aiutarti a prendere decisioni, consigliandoti come lo fa già attraverso i cosiddetti “assistenti digitali”, ma infinitamente più colti! Un giorno succederà che dopo due o tre mesi di questa fenomenale novità, sarai stanco di prendere decisioni. Lo farà per te il tuo gemello digitale.

Sembra uno scenario inquietante…

A questo punto, l’essere umano che pensiamo ancora di essere, sarà talmente vuoto di contenuto cognitivo e di memoria interna da diventare come quei Re nullafacenti che lasciavano il regno a loro maggiordomo.

La nostra esistenza digitale, in cui siamo tutti personaggi pubblici, ci espone anche ad altri pericoli. Di recente ho intervistato Peter Pomerantsev, il giornalista di origini ucraine, autore di “Questa non è propaganda”, in cui afferma che "più ci esprimiamo online, più diventiamo vulnerabili" e meno liberi.

Ha pienamente ragione Pomerantsev. Però mi sembra che lui creda ancora che questa tendenza si possa rovesciare. Ma non è così. L’invasione della nostra privacy entra nella natura, nella logica e nel funzionamento tipico del digitale. Il digitale è una versione cognitiva dell’elettricità che penetra tutto e integra tutto al suo modo. La resistenza individuale, come ho detto, è già fortemente indebolita dall’abitudine di contare sempre di più su qualche applicazione per ricordare o scegliere qualsiasi cosa, e sarà inevitabilmente sconfitta dall’IA senza alcun combattimento.

Ciò mette in crisi il la nostra democrazia?

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La democrazia è un’invenzione greca (molto antica), un prodotto (magnifico) del pensiero sociale alfabetico. È triste da dire, però la corrispondente sociale all’era digitale è la "datacrazia". Vuol dire la automatizzazione delle regole sociali e della loro applicazione. Pratica già in corso e abbastanza avanzata in Cina. Si chiama ‘social credits’, un sistema di sorveglianza, giudizio e valutazione permanente. Ogni anno oltre un milione di persone non possono accedere ad ai trasporti e ad altri servizi pubblici e privati, perché non hanno ben osservato le regole di comportamento civile o stradale. Ma ce ne sono tanti altri che pure ne restano esclusi, benché incolpevoli, perché il sistema dei social credits ha individuato persone tra i loro contatti che non hanno avuto un buon comportamento…

Messa così, la datacrazia non sembra affatto un sistema auspicabile.

Meglio la democrazia, certamente! Infatti questo è il momento di sostenerla più a lungo possibile. Finché dura.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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