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Compravendita senatori, Berlusconi condannato a 3 anni

Silvio Berlusconi e Valter Lavitola riconosciuti colpevoli e condannati a tre anni ciascuno. Per l’ex Cav – che aveva optato per ritirare l’istanza di insindacabilità presentata alla Camera – i pm chiedevano 5 anni; 4 anni e 4 mesi per Lavitola.
A cura di Biagio Chiariello
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Ore 21.15 – Berlusconi: “Assurda sentenza politica”. “Prendo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell'interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare”: così Silvio Berlusconi ha commentato la sentenza parlando di “persecuzione giudiziaria” per ledere la sua “immagine di protagonista della politica”.

Silvio Berlusconi è stato condannato a tre anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta compravendita di senatori che, secondo l’accusa, avrebbe contribuito alla caduta del Governo Prodi. Anche Valter Lavitola è stato riconosciuto colpevole e condannato a tre anni. Un "colossale investimento economico" avevano detto i pm. Per la difesa, invece, non ci fu alcun reato: i tre milioni consegnati all'ex senatore Sergio De Gregorio, prima all’Idv, poi passato al Pdl, rientravano nell'ambito del finanziamento alla politica. De Gregorio del resto ha patteggiato 1 anno e otto mesi ammettendo di aver ricevuto quei soldi. Valter Lavitola, ex direttore dell’Avanti, era accusato di essere il mediatore, il tramite per corrompere i senatori. Nei suoi confronti erano stati chiesti 4 anni e 4 mesi. Ad aprire l’udienza oggi è stato il pm Henry John Woodcock, chiamato a replicare alle difese e chiudere formalmente l’istruttoria. Subito dopo l’intervento del pm, i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Napoli si sono ritirati in Camera di Consiglio per emettere la sentenza arrivata intorno alle 20. “È una sentenza che riteniamo clamorosamente ingiusta e ingiustificata”, ha detto l’avvocato Niccolò Ghedini, difensore di Silvio Berlusconi, sottolineando che il processo si prescriverà il 6 novembre. Nonostante la prescrizione Ghedini ha espresso l'auspicio che la Corte di Appello assolva Berlusconi nel merito.

L'inchiesta sulla compravendita dei senatori

Secondo la ricostruzione dei pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Fabrizio Vanorio e Alessandro Milita, Berlusconi avrebbe dunque pagato tra il 2006 e il 2008 a De Gregorio per farlo passare al PdL dall’Italia dei Valori. La consegna del denaro sarebbe avvenuta grazie all'intermediazione di Lavitola, a all'epoca in rapporti di amicizia sia con l’ex premier, sia con lo stesso De Gregorio. Le azioni per portare l’allora senatore dalla parte di Berlusconi rientrerebbero, secondo l'accusa, in un più vasto piano: l' "Operazione Libertà", ovvero il tentativo da parte dell’ex Cavaliere di convincere alcuni parlamentari del centrosinistra a passare dall’altra parte dello schieramento e determinare la fine del governo Prodi. Una tesi respinta dai difensori del leader di Forza Italia – gli avvocati Michele Cerabona e Niccolò Ghedini – e dai legali dello stesso partito, gli avvocati Franco Coppi e Bruno Larosa. La difesa si è concentrata sul fatto che De Gregorio era da sempre vicino alle posizioni politiche di Berlusconi e  che i voti espressi dai parlamentari sono insindacabili in base a quanto stabilito dalla Costituzione. “C'erano delle voci, ma, come dissi al giudice, non ne sapevo nulla. Se lo avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio”, ha commentato all’Ansa l'ex premier Romano Prodi in merito alla presunta compravendita di senatori che avrebbe fatto cadere il suo governo.

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