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Commissione Ue taglia ancora il Pil italiano (+0,2%): siamo ultimi in Europa per crescita

Le stime della Commissione Ue per il 2019 sono allarmati: PIL dell’Italia per il 2019 tagliato di un punto percentuale. Le previsioni risentono di “un rallentamento peggiore del previsto nel 2018, di incertezza di policy globale e interna e di una prospettiva degli investimenti molto meno favorevole”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo i rilievi del Fmi, contenuti in un rapporto datato 18 dicembre 2018 e aggiornato a gennaio, arriva la bocciatura anche del'Ue: "Oltre a fattori esterni che si ripercuotono su molti Paesi, notiamo che in Italia l'incertezza sulle politiche economiche ha avuto ripercussioni negative sulla fiducia delle imprese e sulle condizioni finanziarie". A dirlo è il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. "L'Italia ha bisogno di riforme strutturali profonde e un'azione decisa per ridurre il debito pubblico elevato. In altre parole, politiche responsabili che sostengano stabilità, fiducia e investimenti". 

Secondo le previsioni della Commissione Ue nel 2019 il Pil italiano "scenderà a +0,2%, considerevolmente meno di quanto anticipato" nelle previsioni autunnali (+1,2%)", e meno anche di quanto stimato dal governo a dicembre (+1%) proprio dopo la correzione delle stime richieste dall'Ue. L'Europa vede un'attività economica "anemica" nella prima metà dell'anno. La revisione, la più ampia in Ue, è dovuta a "un rallentamento peggiore del previsto nel 2018, incertezza di policy globale e domestica e a una prospettiva degli investimenti molto meno favorevole". La stima del Pil 2018 è 1%, nel 2020 0,8%, e il nostro Paese resta fanalino di coda, come mostra il tweet.

"Abbiamo a disposizione diversi strumenti di politica economica per riavviare la crescita", ha subito risposto il ministro dell'Economia Giovanni Tria. "I primi segnali di affievolimento prefigurano per ora solo il rischio che il 2019 sia un anno di minore crescita", ha detto durante l'informativa urgente nell'Aula della Camera sulla congiuntura economica.

"Dopo la revisione della manovra a dicembre 2018 i tassi sono scesi ma sono ancora significativamente più alti di un anno fa", ha scritto Bruxelles. Nel 2020 ci si aspetta una ripresa della crescita a 0,8%, sostenuta dai consumi privati, "aiutati da un aumento delle entrate reali disponibili a causa dei prezzi più bassi del petrolio" e solo "marginalmente" supportata dall'introduzione del reddito di cittadinanza. Che però in parte sarà "smorzata dalle prospettive dell'occupazione in deterioramento". Invece gli investimenti "decelereranno bruscamente nel 2019 e resteranno fermi nel 2020". Gli export, dopo la frenata della prima metà del 2018 si sono ripresi, e ci si aspetta che crescano "con un passo più vicino" a quello della domanda estera. E mentre il rallentamento degli investimenti riduce la crescita dell'import, gli export netti "forniranno sostegno marginale alla crescita del Pil". Per quanto riguarda l'inflazione, la stima per il 2019 è 1%, per poi salire all'1,3% nel 2020.

"L'economia italiana ha cominciato a perdere slancio all'inizio del 2018", ed è finita in contrazione nella seconda metà, col Pil "calato di 0,2% negli ultimi tre mesi". Ma mentre la frenata iniziale era "largamente dovuta al commercio mondiale meno dinamico, il recente allentamento dell'attività economica è dovuto a una domanda interna pigra, in particolare su investimenti", mentre pesa "l'incertezza legata alla policy del Governo e l'aumento dei costi di finanziamento". 

Anche per i 27 il pil viene tagliato rispetto alle stime d'autunno, con l'1,9% per il 2018 rispetto al 2,1% di novembre, e l'1,5% per il 2019 dall'1,9%. In particolare, si legge nelle previsioni, "un alto livello di incertezza circonda l'outlook economico e le proiezioni sono soggette a rischi al ribasso", in particolare dovuti a "tensioni commerciali, che hanno pesato sulla fiducia per un certo periodo" anche se ora "si sono in qualche modo alleviate ma restano una preoccupazione". Inoltre "l'economia della Cina può rallentare in modo più netto che previsto e i mercati finanziari globali e molti mercati emergenti sono vulnerabili a cambiamenti improvvisi nel sentimento di rischio e aspettative di crescita". Oltre al fatto che "per l'Ue il processo della Brexit resta una fonte di incertezza".

"Tra i maggiori stati membri, revisioni al ribasso della crescita sono state considerevoli", oltre che per l'Italia, anche per "Germania e Olanda". Il pil della Germania è stato rivisto all'1,1% dall'1,8%, mentre quello dell'Olanda all'1,7% dal 2,4%, con un taglio per entrambi i Paesi dello 0,7% rispetto alle previsioni d'autunno.

La replica di Mattia Fantinati (M5S)

Mattia Fantinati (M5s), sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, ha commentato così: "Le stime di Fmi e Commissione dimostrano proprio che il loro modello economico non funziona. Un modello fatto di bassi consumi, compressione dei salari e traino degli export. Servono misure anticicliche ed espansive, e far crescere l’economia con l’aumento dei consumi interni. Cosa alla quale abbiamo puntato con reddito di cittadinanza e dl Dignità che, superando la precarietà voluta da Renzi con il Jobs Act, porterà un aumento delle retribuzioni, una disponibilità dei lavori a spendere, perché titolari di contratti stabili, ed anche una crescita della produttività, che migliora dando diritti, non togliendone".

Alla Camera scontro Tria – Brunetta

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