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Chiusa l’inchiesta sulla tragedia di Rigopiano: 25 indagati, sette reati ipotizzati

Sette i reati ipotizzati: disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio, abuso in atti d’ufficio.
A cura di Davide Falcioni
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I carabinieri forestali del Comando Provinciale di Pescara stanno notificando a 25 indagati – 24 persone e una società – gli avvisi di chiusura delle indagini per la tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, nel quale il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse il resort. Sette i reati ipotizzati: disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d'atti d'ufficio, abuso in atti d'ufficio. A questi si aggiungono altri vari reati ambientali.

Questi i soggetti iscritti nel registro degli indagati: Francesco Provolo, ex prefetto di Pescara; il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta; i direttori e i dirigenti del dipartimento di Protezione civile, ovvero Carlo Visca (direttore del dipartimento dal 2009 al 2012), e Vincenzo Antenucci (dirigente Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013); Enrico Colangeli, tecnico del Comune di Farindola; Bruno Di Tommaso, gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della società ‘Gran Sasso Resort & spa'; Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara; Leonardo Bianco e Ida De Cesaris, rispettivamente ex capo di gabinetto e dirigente della prefettura del capoluogo adriatico; Pierluigi Caputi, direttore dei Lavori pubblici fino al 2014.

E ancora: Carlo Giovani, dirigente della Protezione civile; gli ex sindaci di Farindola, Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico; il tecnico geologo, Luciano Sbaraglia; Marco Paolo Del Rosso, l'imprenditore che ottenne il via libera alla costruzine dell'albergo; Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo; Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell'hotel; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni; Emidio Rocco Primavera, numero uno del Dipartimento opere pubbliche; Giulio Honorati, comandante della Polizia provinciale di Pescara; Tino Chiappino, tecnico reperibile secondo il piano di reperibilità provinciale; Sabatino Belmaggio, responsabile del rischio valanghe fino al 2016; la società Gran Sasso Resort & Spa.

Tra i nomi stralciati dall'inchiesta ci sono quelli di Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco, e Gianni Chiodi, ex presidenti della Regione Abruzzo.

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