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Chi è Abdelhamid Abaaoud, presunta “mente” degli attentati di Parigi

La mente degli attentati di Parigi del 13 novembre potrebbe essere Abdelhamid Abaaoud, noto anche come Abu Umar Al Baljiki, belga di 28 anni. Era amico d’infanzia di Salah Abdeslam e a capo di una cellula a Verviers, smantellata a gennaio.
A cura di Susanna Picone
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Potrebbe essere il 28enne belga Abdelhamid Abaaoud, noto anche come Abu Umar Al Baljiki, la mente degli attentati di Parigi del 13 novembre. Dalla Siria secondo gli inquirenti Abaaoud avrebbe preparato gli attentati in Francia durante i quali sono rimaste uccise 129 persone. Abdelhamid Abaaoud è da tempo implicato in una serie di complotti terroristici contro la Francia, compreso l'attacco sventato al treno Thalys. Ayoub El-Khazzani, l'uomo armato di kalashnikov bloccato da tre americani, aveva trascorso qualche tempo in Belgio prima di salire sul treno ed era legato ad un gruppo jihadista a lui vicino. Secondo le Monde, che traccia un ritratto del 28enne, Abbaoud era stato anche in contatto con Mehdi Nemmouche, autore dell'attentato al museo ebraico di Bruxelles. Noto per i suoi proclami jihadisti sul web fin dal 2013, quando partì per la Siria, il suo nome appare per la prima volta sui giornali poco dopo l'attacco a Charlie Hebdo di inizio anno. Secondo il quotidiano belga la Derniere Heure, Abaaoud era amico d'infanzia di Salah Abdeslam, il terrorista attualmente in fuga dopo gli attentati di Parigi. Tutti hanno trascorso l'infanzia a Moleenbeek, nella periferia di Bruxelles. Secondo Le Monde Abdelhamid e Salah sono stati anche insieme in carcere in Belgio nel 2010 dopo una rapina.

L'uomo è scappato in Siria a gennaio – Andato in Siria per la prima volta nel 2013, Abaaoud è apparso nel 2014 in un video dello Stato Islamico in cui guida un'automobile che trascina dei corpi mutilati. Nel 2015, si è vantato sulla rivista dell’Isis, Dabiq, di essere andato e venuto più volte fra il Belgio e la Siria. Ha anche detto che si trovava in Belgio fino all'operazione di polizia a Verviers, ma che anche allora era riuscito a fuggire in Siria. “La mia foto in Belgio era su tutti i giornali, ma grazie al cielo gli infedeli sono stati accecati da Allah – si legge nell’intervista -. Sono stato persino fermato da un agente che ha raffrontato la foto al mio volto, ma poi mi ha lasciato andare perché ha giudicato che non combaciassero! È stato senza dubbio un regalo di Allah”.

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