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Caso Yara, morto il padre legittimo di Massimo Bossetti

L’uomo era gravemente malato, è deceduto alle 5 di questa mattina all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Negli ultimi tempi il figlio aveva beneficiato di due permessi per andare a fare visita al padre.
A cura di C. T.
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Nelle prime ore della mattina del giorno di Natale, intorno alle cinque, è morto all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Giovanni Bossetti, padre legittimo di Massimo Giuseppe, il muratore sotto preocesso con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. L'uomo aveva settantatre anni e da tempo si trovava in cattive condizioni di salute. La malattia era stata scoperta porprio nei giorni dell'arresto del figlio, il 16 giugno dell'anno scorso. Il settantatreenne era il marito di Ester Arzuffi, sessantotto anni, madre di Bossetti. Negli ultimi tempi il figlio aveva beneficiato di due permessi per andare a fare visita a Giovanni, ricoverato in ospedale.

Dalle indagini sull'omicidio della ragazzina di Brembate di Sopra, era emerso che Massimo Giuseppe non era figlio biologico di Giovanni Bossetti. Il padre naturale del muratore è infatti Giuseppe Guerinoni, un ex autista di autobus morto nel 1999. Massimo Giuseppe sarebbe, secondo gli inquirenti, nato da una relazione extraconiugale di Ester Arzuffi. Circostanza che la donna, però, ha sempre negato. Anche Massimo, d'altra parte, è sempre rimasto convinto che Giovanni fosse suo padre naturale.

"Il dolore si aggiunge al dolore in questo mese. Comprendo il difficile momento di Massimo Bossetti avendo perso anche io il padre a 20 anni", ha dichiarao l'avvocato difensore di Bossetti, Claudio Salvagni. "Avrei voluto correre in carcere per dare la notizia a Massimo – ha aggiunto – rinunciando al pranzo di Natale ma mi è stato impedito da una burocrazia cieca, sorda e insensibile. Per me Massimo non merita questo trattamento".

Pochi giorni fa  i giudici hanno respinto una nuova richiesta di scarcerazione avanzata dai legali del muratore. Il no della Corte presieduta dal giudice Antonella Bertoja è motivato dal pericolo di reiterazione del reato che non verrebbe scongiurato dal provvedimento degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. I giudici hanno anche considerato il fatto che la Cassazione avesse bocciato le precedenti richieste dei difensori di Bossetti.

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