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Caso Guidi, quando il compagno Gemelli rideva dell’inquinamento: “Minchia, io mi diverto”

Al vaglio della procura di Potenza le le telefonate di Gianluca Gemelli inclusa quella in cui viene intercettato con Marcello Pittella, presidente della Basilicata. In quel colloquio l’imprenditore e compagno dell’ex ministro Guidi, riferisce di aver rassicurato il governatore sulla sicurezza del business dell’oro nero: “Guarda, non ti preoccupare perché tanto non inquina…”. Parole seguite da una sinistra risata. Proprio come quella di Piscitelli che rideva del terremoto de L’Aquila.
A cura di Biagio Chiariello
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“Minchia io mi diverto”. E’ il 23 ottobre 2014. I carabinieri del Noe intercettano una telefonata tra il dirigente della Total, Giuseppe Cobianchi, e l’imprenditore Gianluca Gemelli. Questi, compagno del dimissionario ministro Federica Guidi, parla di un colloquio di qualche giorno prima per cercare di rassicurare il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, particolarmente agitato. Prima ricorda un'”ira di dio di investimenti”, poi per rilanciare la zona; e dice, ridendo: “Guarda non ti preoccupare perché tanto non inquina”. L’indiscrezione è di Lettera43 che riporta anche le carte relative all’intercettazione. Fatti e parole, quelle di Gemelli, che evocano in maniera inquietante le risate dall’imprenditore Francesco Maria Piscicelli in un colloquio col cognato intercettato esattamente sette anni fa: era il 6 aprile 2009, poco dopo il terremoto che devastò l’Aquila. Piscicelli gioiva in vista del business generato da quella famigerata scossa che aveva provocato 308 morti e 1.600 feriti. Gemelli ride invece per gli affari sul petrolio in Basilicata, per i quali, come si è saputo ieri, i carabinieri del Noe vogliono capire se esiste una correlazione con i morti per tumore nella zona degli impianti.

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Ecco perché quelle di Gemelli sono risate che fanno effetto. Nella vicenda che ha visto coinvolti l’ex ministro dello Sviluppo economico e il suo compagno, dalle carte dell’inchiesta, si è scoperto che milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dall’estrazione del petrolio sono finiti nell’ambiente. Per un malfunzionamento strutturale degli impianti del Cova (Centro Olio Val D'Agri) di Viggiano; "rifiuti speciali pericolosi", fatti passare per "non pericolosi". Eppure da più di 20 anni Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali lucani e corrispondente di Radio Radicale, cerca di far luce sul fatto che in quella zona, già sismica, qualcosa non torni e ci siano dati fuori legge. Del resto la Basilicata è la più grande riserva petrolifera italiana: vi si estraggono il 70,6% del petrolio e il 14% del gas del nostro Paese. Solo a Viggiano ci sono 20 dei 27 pozzi attivi della Val d’Agri. Sempre Lettera43 fa notare come sia curioso che nel 2012 fu l'Eni, dopo analisi di monitoraggio ambientale, comunica una serie di sforamenti sul fronte delle emissioni provenienti dal Cova. Lo stesso Comune di Viggiano si era detto preoccupato per la salute dei cittadini. Bolognetti ne parlò pure anche in una conferenza stampa, ma rimase inascoltato.

Caso Guidi, l'inchiesta sul petrolio

I Carabinieri del nucleo operativo ecologico hanno documentato un  traffico di smaltimento illecito di rifiuti nel centro oli di Viggiano. Come detto la Procura ipotizza il reato di disastro ambientale. In queste giorni ci sono stati accertamenti sugli effetti dello smaltimento degli scarti di produzione nei terreni, a Viggiano e presso gli impianti di Tecnoparco, in Valbasento, e di altre ditte. Verifiche che riguardano anche lo sforamento dei limiti di inquinamento e la possibile manomissione dei sensori che fornivano questi dati, proiettati fuori dalla centrale per tranquillizzare la popolazione. Per questo sono finiti in carcere 5 dirigenti locali dell’Eni, compreso Luca Bagatti, responsabile della produzione meridionale della Spa). Gli indagati complessivamente sono 37.

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