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Brexit, la premier britannica Theresa May: “Stop a libera circolazione delle persone”

La premier britannica Theresa May difende la sua proposta di Brexit. Sarà posta fine alla libera circolazione delle persone; si potrà realizzare una politica commerciale autonoma; la Corte Ue non avrà più giurisdizione sul suolo britannico e le norme europee dovranno prima essere discusse dal Parlamento.
A cura di Giorgio Tabani
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 Dopo la crisi provocata dalle dimissioni di due suoi ministri, Davis (Brexit) e Johnson (Esteri), la premier inglese Theresa May prova a recuperare terreno, e manda un segnale a chi la accusa di essere troppo morbida con l'Europa nelle trattative sulla Brexit. Con un intervento pubblicato su "The Sun" e contemporaneamente sulla sua pagina Facebook, la May ha ribadito che la sua "priorità numero uno non è stata altro che quella di dare al Paese la Brexit che questo aveva scelto", e in particolare, con "il piano pubblicato questo giovedì, si sta compiendo lo step successivo della sua realizzazione".

Gepostet von Theresa May am Donnerstag, 12. Juli 2018

Relativamente al piano, la premier ha risposto a tre domande: "Significa la fine della libertà di movimento? Potremo siglare i nostri propri accordi commerciali? E il Regno Unito sarà al di fuori della giurisdizione della Corte europea? Sono lieta di dire che le risposte sono molto semplici: sì, sì e sì". La proposta inglese infatti colpirà innanzitutto la libera circolazione delle persone:

Non sarà più permesso alle persone di arrivare qui dall’Europa con la remota speranza di trovare un lavoro. Accoglieremo sempre i professionisti qualificati che aiutano la nostra economia a prosperare, dai dottori alle infermiere, agli ingegneri e agli imprenditori ma, per la prima volta da decenni, avremo il pieno controllo dei nostri confini.

Per quanto riguarda il mercato unico,ha specificati che la Gran Bretagna avrà "una politica commerciale completamente indipendente, un proprio seggio presso l'Organizzazione internazionale del commercio, la possibilità di imporre dazi e stipulare accordi commerciali". Secondo la May, in virtù della forte domande di beni e servizi britannici, ci sarebbero molti Paesi che fanno già la fila per firmare accordi, in particolare ha fato sapere che "c'è in corso un'interlocuzione positiva con gli Stati Uniti".

Sulla giurisdizione della Corte di giustizia dell'Unione europea, la premier ha assicurato che "i giudici britannici giudicheranno in tribunali britannici sulla base delle nostre leggi". La legislazione europea in particolare "non sarà più automaticamente e direttamente applicata nel Regno Unito: il Parlamento dovrà dare il suo assenso".

La May non ha dimenticato di criticare i laburisti, che hanno aperto a un nuovo referendum. Tom Watson, numero due del partito, ha infatti recentemente ammesso che il Labour potrebbe appoggiare un altro referendum. Si tratterebbe di tenere aperte tutte le opzioni, anche la più remota, nel caso in cui non si raggiungesse in Parlamento alcuna maggioranza per supportare l'accordo di uscita dall'Ue. Per l'attuale primo ministro inglese solo la Brexit nella forma in cui è stata concepita "rispetta la volontà del popolo britannico" anche se comunque "occorre essere preparati alla possibilità di un'uscita senza accordi con l'Ue".

Il capo negoziatore Ue per la Brexit, il francese Michel Barnier, ha twittato che gli Stati europei ora analizzeranno il Libro bianco britannico, alla luce delle linee guida approvate dal Parlamento europeo e in attesa dell'incontro programmato per la prossima settimana con la controparte. In particolare Barnier ha richiamato la proposta Ue, che prevede un'area di libero scambio e una cooperazione forte su un'ampia gamma di temi, come quelli relativi alla sicurezza.

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